Donne nel campo femminile di Ravensbruck

Sara, Clara, Lola: le loro anime a nudo

Libri

di Esterina Dana

L’eredità emotiva nelle generazioni: il romanzo di Jacques Fux

Perturbante e intenso, Eredità di Jacques Fux dà voce a tre donne legate da un silenzio abissale, simbolo di generazioni segnate dallo sterminio nazista: Sara la madre, Clara la figlia, Lola la nipote. Sono donne danneggiate che mettono a nudo la loro anima. La semplicità del loro diversificato modo di comunicare esalta lo sgomento per il trauma rimosso che riemerge e distrugge le loro vite al di là del tempo e dello spazio. È lo spazio e il tempo di Auschwitz e, insieme, il “ricordo” allucinato di chi là non ci è mai stato. Personaggi (inventati) e una magistrale struttura del testo: 60 brevissimi capitoli tripartiti, in ciascuno dei quali si susseguono un brano del diario di Sara, un brano delle sedute psicanalitiche di Clara, una riflessione di Lola. Sono tre stili, tre prospettive e tre tempi diversi che rendono la continuità transgenerazionale dell’esperienza.

Il racconto comincia con l’ultima pagina del diario di Sara: “Ghetto di Lodz, 28 gennaio 1945. I russi sono finalmente arrivati ad Auschwitz. Troppo tardi”. Al diario, regalatole per il tredicesimo compleanno nel 1939, affida pensieri di adolescente; in esso l’evolversi di una condizione esistenziale sempre più drammatica. È struggente seguirla nel suo fiorire come donna, scoprire l’amore e fantasticare sul primo bacio, vedere questo risveglio alla vita calpestato dalla rapidità degli eventi, delle deportazioni, della morte della sua famiglia e del suo amato. Sopravvissuta ad Auschwitz, Sara si trasferisce in Brasile e si sposa. È un “matrimonio di “disperazione” per “mettere un punto finale alla catastrofe“. Nel 1949, dal suo ventre inaridito nasce Clara, che lei ama in modo maldestro.

I suoi silenzi, lungi dal proteggere la figlia dalla trasmissione del suo trauma, ne sono il riverbero. Clara, che porta il peso del nome della zia morta trucidata, è invasa dai ricordi dello sterminio che pure non ha vissuto, un’angoscia che inquina il rapporto con sua figlia Lola nata nel 1984. Ultimo anello di una catena patologica, “Non conoscevo le mie origini, – dice – ma i segni lasciati da mia madre non mi permettevano di vivere senza rovine”. La scoperta dei numeri tatuati sul braccio della nonna suscita in lei domande che restano inevase. Così Lola cerca di capire i traumi di Sara per rompere i silenzi. “Dovevo sapere tutto. Capire ed estirpare dalla mia carne il trauma”.

Sara narra l’inenarrabile, liberando se stessa, Clara e Lola da un’eredità dal peso insostenibile. Ricercatrice universitaria, Lola fa della difesa della memoria della Shoah il suo lavoro. Studiandone gli effetti sulle generazioni successive, insegna e scrive per ricordare, affinché sua figlia Luiza non sia piegata dal peso di quell’eredità. “Basta con l’eterna trasmissione della sofferenza. Basta parlare di Auschwitz” sono le ultime parole di Lola e del bel libro di Fux, che lascia aperto il dibattito.

Jacques Fux, Eredità, trad. Vincenzo Barca, Giuntina,
pp. 131, euro 14,00.