Nedo Fiano

Presentato Charleston, la storia della famiglia Fiano travolta dalla Shoah

Libri

di Sofia Tranchina
Per celebrare la Giornata della Memoria, l’Università Statale di Milano ha organizzato sul suo canale YouTube @Unimivideo una presentazione online dell’ultimo libro di Enzo Fiano: Charleston. Storia di una grande famiglia travolta dalla Shoah.

Oltre all’autore, hanno preso parte all’intervento la prorettrice Marilisa D’Amico, l’avvocato Aldo Finzi, il regista Ruggero Gabbai, il presidente del Memoriale della Shoah di Milano Roberto Jarach, e la presidente dell’Associazione Teatri per Milano Mimma Guastoni.

Nedo Fiano, il padre dell’autore, è uno dei più importanti testimoni dei fatti nazisti, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz e venuto a mancare nel dicembre 2020.

Enzo Fiano, infatti, in quanto testimone indiretto di seconda generazione di quello che è l’indicibile, spiega che spesso si presenta in pubblico come «ebreo ateo», e non ateo e basta, perché con “ebreo” non va ad identificare la sfera religiosa della Torah e di Mosè, ma il fatto che lui è «figlio di Auschwitz». E, ricorda ai lettori, in realtà «siamo tutti figli della Shoah».

Nel cammino attraverso i ricordi, rischiamo di «buttarci addosso immagini e situazioni che non sappiamo più capire, che non sappiamo più se siano nostre intuizioni o falsificazioni, invenzioni o realtà» (E. Fiano, Charleston. Storia di una grande famiglia travolta dalla Shoah).

La narrazione di Enzo Fiano, tuttavia, benché rappresentativa di una «memoria che si costruisce sulla memoria», non è per questo meno forte, ma anzi «terribilmente universale», spiega la prorettrice D’amico, che definisce il volume un caleidoscopio di trame, in cui – sull’affresco della Forte dei Marmi dell’epoca – si intrecciano le storie di diverse famiglie ebraiche con diversi destini.

E così, come asserisce anche il regista Ruggero Gabbai, laddove la sovraesposizione a cui si è sottoposti durante la Giornata della Memoria – che per la sua stessa struttura intrinseca favorisce una interpretazione pericolosamente retorica e iconografica – può muovere verso una sorta di sacralizzazione o musealizzazione della Shoah, il libro di Enzo Fiano intende invece la Shoah come racconto, così come dev’essere.

«Sappiamo che potenzialmente possiamo essere tutti nazisti, allora il giorno della memoria serve in ogni caso a far sì che questo non accada mai più», dal momento che «sappiamo che alcune cose stanno accadendo» e abbiamo il dovere di prenderne atto, conclude il regista.

Privo di retorica e molto diretto, il volume è – aggiunge la prorettrice – «un libro sulla storia di un popolo di ebrei che erano completamente integrati nel nostro Stato, che si sentivano italiani». La comunità ebraica era amalgamata nel tessuto nazionale, di cui si sentiva parte pulsante. D’altronde, alcuni componenti della stessa famiglia Fiano (come anche molti altri ebrei) erano stati persino fascisti.

Enzo Fiano

Il Charleston del titolo, che viene definito nel testo «una musica gioiosa, agitata e sinuosa», è stato scelto proprio per la sua contrapposizione fortissima con gli eventi della narrazione.

Infine, aggiunge l’avvocato Aldo Finzi nella sua analisi dell’aspetto musicale del volume, «Enzo non ha scritto un libro, bensì ha composto un libro», che si avvicina a una «sinfonia» in cui il pianoforte è protagonista, seppur per un fanciullo che si affacciava al mondo nell’immediato dopoguerra sarebbe stato più semplice un violino “con cui scappare agevolmente”, come diceva il violinista ebreo Isaac Stern.

«È un testo colto, fin troppo colto, in cui bisogna prestare attenzione riga per riga», in cui si trovano richiami che spaziano dalla raffinatezza di Ravel all’impetuosità delle opere due e tre di Rachmaninov, in una «lotta dinamica tra desiderio di fantasia e realtà», conclude Finzi.