Più degli oceani… vasta e profonda è la Torà

Libri

di Fiona Diwan

Come un pescatore a caccia di perle, pronto a riportarne in superficie lo splendore. Come un tuffatore che riemerge dai fondali marini con l’incanto negli occhi. O ancora, come un marinaio curioso che naviga negli oceani, alla scoperta di terre incognite. Giobbe non diceva forse che la sapienza divina è “più profonda dell’abisso” e “più alta del cielo”? E che la Torà, come un vasto mare, è ricca di tesori e meraviglie da esplorare? Che si tratti di un ebreo secolarizzato oppure tradizionalista e religioso, chi si immerge nella sapienza ebraica è come un pescatore o un marinaio. A patto di saper nuotare e tuffarsi. La letteratura biblica e sapienziale può parlare a tutti, la ricchezza dei suoi temi è in grado di orientare anche la nostra modernità complicata e piena di dilemmi: storie, ideali, norme, riflessioni etiche, squarci di significato e intuizioni sulla natura umana e sul senso del divino…

A guidarci in questo mare magnum giunge adesso Massimo Giuliani, studioso di pensiero ebraico, filosofo e docente all’università di Trento e al Corso di laurea in studi ebraici dell’UCEI, direttore di Avinu, rivista per il dialogo ebraico-cristiano: Giuliani manda alle stampe per Castelvecchi un agile e godibile volume (adatto a ogni tipo di lettore, anche non specialista), che raccoglie riflessioni su molteplici temi, “veloci immersioni nella cultura ebraica”, che si tratti di un’intuizione di Spinoza o di un paragrafo del Talmud, che si tratti di un lapsus di Freud o di un testo di Maimonide, delle ricorrenze ebraiche come Tishà BeAv oppure di pensatori e poeti contemporanei, da Solovetchik a Kook a Buber, da Leibowitz a Jabes a Amichai, da Viktor Frankl a Yuval Harari…

Riflessioni, pensieri, considerazioni su concetti cardine dell’ebraismo: con una prosa fluida che ha la luminosità del diamante, Giuliani ci guida tra i flutti di questo vasto mare aiutandoci a capire sfumature a cui non avevamo pensato e a cogliere implicazioni sorprendenti. «Chi studia non invecchia. Chi vive da studioso si abitua a essere curioso, ricettivo, mentalmente flessibile, come un ragazzo che abbia voglia di apprendere», in questo sta il senso della giovinezza, almeno nell’accezione ebraica del termine talmid chacham, spiega Giuliani, riflettendo sulla storia di Sansone e sull’interpretazione che ne danno Emmanuel Levinas e Shmuel Wygoda. E studiare non significa forse interrogarsi? Perché Sansone volle essere un nazir, un asceta? Perché nel libro dell’Esodo il tema dell’acqua è onnipresente (le acque del Nilo, le acque del mare dei giunchi, le acque di Marà, quelle del deserto, acque dolci e salate, che salvano o che annegano)? Come mai il pensiero ebraico elogia la fretta e ritiene che il muoversi con alacrità sia una virtù da coltivare, un habitus interiore positivo? (Risposta: affinché la fiamma spirituale non si abbassi fino a spegnersi e perché chi si muove in fretta fa sì che la mitzvà e la vita non si inacidiscano). Domande su domande, a cui Giuliani tenta di dare risposte o perlomeno fornire stimoli e opportunità di ricerca.

Le tematiche, i personaggi, gli argomenti affrontati da Giuliani sono innumerevoli e tra i più disparati, l’approccio è enciclopedico e svelto: un florilegio di recensioni, appunti, momenti di analisi sulle infinite sfaccettature del pensiero ebraico. Pregevole, piacevole, pieno di spunti originali.

Massimo Giuliani, Più larga  del mare è la Torà. Veloci immersioni nella cultura ebraica, Castelvecchi, pp. 206, 22,00 euro.

 

In alto: The Tempest di Ivan Aivazovsky