Meyrink: tra enigmi e sortilegi, sette racconti dark

Libri

di Fiona Diwan

Il curioso destino di Gustav Meyrink che scrisse da ebreo ma non lo era

È passato alla storia per aver scritto Il Golem, un best seller dell’epoca che sarebbe diventato un mito, ispirato alla figura del talmudista e matematico Rabbi Low, il Maharal di Praga. Gli anni vissuti nella capitale boema avrebbero lasciato il segno sulla sua sensibilità letteraria: le atmosfere noir e i dipinti dell’Arcimboldo, gli alchimisti di corte e i qabbalisti, il mood esoterico e onirico.

La vita di Gustav Meyrink (1868-1932) ruota tutta tra Praga e Vienna nei primi trent’anni del XX secolo. Esce oggi con Pipistrelli una splendida raccolta di racconti inediti cui non manca una vena satirica e umoristica, e un gusto gotico e dark.

In queste pagine Meyrink rovescia il mito negativo: lungi dal considerare i pipistrelli creature demoniache e lugubri, lo scrittore recupera una tradizione orientale per la quale questi mammiferi alati sono portatori di fortuna e felicità, amore per il bene e messaggeri di vita eterna. Il risveglio dallo stato di “sonno” che è la vita se non viene vissuta con consapevolezza, il superamento dei limiti dell’Io, il motivo del Doppio e la riscoperta del proprio vero Sé spirituale sono i temi intorno a cui gravita l’intera opera di Meyrink. Immagini dal sottosuolo, spettri e fantasmi, enigmi e sortilegi, una realtà che fluttua tra conscio e inconscio: storie attraversate da una vena fantastica e metafisica.

I suoi personaggi sono angeli alla finestra, si muovono nel “Paese dei Succhiatempo”, sono “fratelli della luna”. Perché Meyrink era convinto che «non ci fosse nulla che non possiamo fare che non sia magico». Una vicenda biografica surreale quella di Meyrink, se non fosse stata tragica. Meyrink non era ebreo eppure visse un destino ebraico e scrisse romanzi molto ebraici. Erano tutti convinti fosse israelita.

La sua fortuna letteraria fu incredibile quanto la sua disgrazia, un successo assoluto seguito da una caduta, da una messa al bando piena di disprezzo quando il pregiudizio antisemita che si diffondeva nella Mitteleuropa prese coloriture livide e un andamento torvo. A difenderlo e a riconoscerne l’originalità letteraria rimasero in pochi: Carl Gustav Jung, Max Brod, Herman Hesse, Heinrich Mann, inorriditi da ciò che stava diventando la Vienna incupita di Karl Lueger, con il suo parossismo antisemita e nazionalistico.

 

Gustav Meyrink, Pipistrelli, ediz. illustrata, Tre Editori,  pp. 252, euro 18.00