Libri della memoria. Quando le parole non reggono il peso della vita

Libri

di Ilaria Ester Ramazzotti
“Cerco\di aggrapparmi alle Parole\parole ce ne sono tante\eppure non reggono\ il peso di una vita”,
svela nella poesia Il sogno. E nel gravame della sua vita, non di meno, albergano il senso di colpa del sopravvissuto e la consapevolezza del difficile ruolo del testimone della Shoah. Esordisce con un titolo che è anche una firma Tamar Radzyner, poetessa polacco-tedesca che con la poesia Prigioniero numero 82-128. Campo di concentramento di Stutthof apre il volume a lei dedicato dalla casa editrice Portatori d’Acqua, intitolato Nulla ho da dirti, uscito quest’anno.

Con la sua forza esplicita e diretta, introduce una raccolta di poesie, chansons e disegni di questa autrice prodigiosa ma quasi sconosciuta, difficile da dimenticare una volta scoperta. Nata a Lodz in Polonia nel 1927, Tamar Radzyner è sopravvissuta ai lager di Auschwitz-Birkenau, Stutthof e Flossenbürg. Da giovane, nel ghetto di Lodz, faceva parte di una rete antifascista. Nel Dopoguerra, in Polonia, ha lavorato come operaia, come funzionaria di una organizzazione giovanile e come giornalista. Si è trasferita a Vienna nel 1959, dove è vissuta per il resto della sua vita fino al 1991. Ha scritto poesie e canzoni in tedesco, anche per programmi radiofonici, cabaret e musical, affrontando vari temi e incarnando il complesso rapporto fra Shoah e poesia. Dai suoi versi traspaiono la potenza espressiva e la speranza salvifica racchiusa nell’arte della poesia, coltivata da un lato per “risparmiarsi lo psichiatra mettendo le paure per iscritto”, come ha detto la stessa Radzyner, dall’altro per realizzare una vocazione politica e sociale di testimonianza.

Io sono un numero
Come gli altri numeri
sto distesa a terra
e puzzo
I compagni mi hanno trovato
una matita
Un filo d’erba
per non colare a picco.

A Vienna, casalinga e madre, ha redatto righe legate alla quotidianità e alla vita famigliare. A dispetto del titolo del libro, Tamar Radzyner ha molto da dire. Più nel profondo, riferendosi al periodo nazista e alla Shoah, sembra disegnare, accanto alla chiara durezza di alcuni versi, l’impossibilità di scrivere l’indicibile. Di notte/non posso nuotare via nell’oscurità/Il timone del sogno si è spezzato/Io sono rimasta/È troppo per me (1946).

Tamar Radzyner, Nulla voglio dirti – poesie e chansons, Portatori d’acqua editore, traduzione Giulia Fanetti, pp. 344, euro 16,00