La poltrona del burocrate assassino

Libri

di Paolo Castellano

Quando si parla delle Schutzstaffel – meglio conosciute come SS e fondate nel 1925 in Germania – e della violenza antisemita nazista si hanno in mente i volti dei gerarchi hitleriani più spietati come Heinrich Himmler, Karl Hanke, Joseph Berchtold. Solitamente in passato, ci si è poco soffermati sugli altri ingranaggi dell’ideologia hitleriana, cioè quei funzionari di basso rango che sostennero e fecero funzionare la macchina della morte nazista, contribuendo allo sterminio di 6 milioni di ebrei, oppositori politici e altre minoranze etniche. In questa zona grigia della memoria, riguardante anche la persecuzione ebraica del Novecento, s’inserisce l’inchiesta storica dello studioso ebreo inglese Daniel Lee che in un volume intitolato La poltrona della SS (Nottetempo) ha ricostruito la vita di un ufficiale delle Schutzstaffel partendo dal ritrovamento ad Amsterdam di un fascicolo del Terzo Reich da parte di un restauratore olandese che doveva rifoderare l’imbottitura di una poltrona. Sui documenti ci sono svastiche e un nome: Robert Griesinger. Chi è quest’uomo? Ha mai avuto una famiglia? Che fine ha fatto? Perché ha nascosto alcuni documenti nazisti in una poltrona? Queste sono alcune delle domande a cui

Daniel Lee ha cercato di rispondere, interrogando archivi e documenti in Germania, Stati Uniti e Cecoslovacchia; una ricerca che ha prodotto una sorprendente conclusione, nonostante le poche e iniziali informazioni in suo possesso.
«Il nazismo ha avuto un impatto devastante sul mondo e, dopo più di tre quarti di secolo, continua ad affascinare. Ma si conoscono per lo più solo i nomi di un gruppetto di uomini che facevano parte della cerchia ristretta di Hitler», scrive l’autore nel libro.
Come sottolinea Lee, i nazisti di rango inferiore sono sfuggiti ai film, libri di storia e documentari. Di queste figure si conosce pochissimo; si tratta di persecutori diventati invisibili agli storici e ignorati o intenzionalmente cancellati dalla memoria dei loro parenti. L’obiettivo dell’inchiesta sul funzionario dimenticato delle SS è ampiamente esplicitata dal suo autore: «Recuperare dal passato le voci perdute rende possibile formulare nuove domande sulle responsabilità, le colpe e le manipolazioni, offrendoci una visione precedentemente trascurata dell’ascesa del nazismo e del funzionamento interno del suo dominio».