Edith Eva Eger

La ballerina che non perse mai la speranza

Libri

di Nathan Greppi

Lo scopo dichiarato di Edith Eva Eger è quello di lasciare alle giovani generazioni un messaggio di speranza, e di insegnare loro come non bisogna mai arrendersi di fronte alle avversità

Quando aveva solo sedici anni, e aspirava a diventare una ballerina, Edith Eva Eger non poteva ancora immaginare che in quel lontano 1943 lei, sua madre e sua sorella Magda sarebbero state deportate ad Auschwitz, dove le uniche cose che la tenevano aggrappata alla vita erano la sua passione per la danza e il ricordo di Eric, il ragazzo di cui era innamorata. E forse, è stato proprio il trauma da lei vissuto che, una volta emigrata negli Stati Uniti dopo la fine della guerra, l’ha spinta ad intraprendere gli studi di psicologia, specializzandosi nel trattamento dei pazienti affetti da disturbo da stress post-traumatico.

Già autrice del libro bestseller La scelta di Edith, dal quale nel 2022 è stato tratto il film Edith. Una ballerina all’inferno trasmesso anche da Rai Scuola, la Eger ritorna in libreria con La ballerina di Auschwitz, un adattamento delle sue memorie in cui rievoca la sua esperienza da internata nel campo di concentramento e la sua vita in Ungheria durante la Seconda Guerra Mondiale.

La storia inizia dalla vita tranquilla che conducevano prima della deportazione la Eger e la sua famiglia, ebrei ungheresi originari di Košice (oggi in Slovacchia). Una vita alquanto spensierata, in cui la più grande preoccupazione della giovane Edith era quella di avere un aspetto poco attraente nonostante il fisico da ginnasta. Una vita come tante altre, interrotta nel momento in cui è sprofondata assieme alla madre e alla sorella in un incubo dal quale è riuscita miracolosamente ad uscire, restando aggrappata alla vita anche nei momenti più disperati. Alla fine, solo lei e la sorella riuscirono a tornare a casa, piene di rimorsi ma con la spinta necessaria per ricominciare da capo.
Fin dall’inizio del libro, lo scopo dichiarato di Edith Eva Eger è quello di veicolare alle giovani generazioni un messaggio di speranza, e di insegnare loro come non bisogna mai arrendersi di fronte alle avversità. La sua storia ci ricorda come anche nei momenti più oscuri non bisogna mai smettere di cercare la luce in fondo al tunnel.

Edith Eva Eger con Esmé Schwall,
La ballerina di Auschwitz. La mia storia, trad. di Olivia Crosio, Corbaccio, pp. 176, euro 16,00