In scena a Roma Il romanzo di Ferrara di Giorgio Bassani

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In scena a Roma Il romanzo di Ferrara di Giorgio Bassani. Quindici giovani attori, scelti fra oltre cento diplomati recenti del Centro Sperimentale e dell’Accademia Nazionale d’Arte drammatica, hanno messo in scena al Palladium di Roma alla fine di aprile Il romanzo di Ferrara di Giorgio Bassani (1916-2002). Nello spettacolo il sentimento della memoria e quello della storia, il ricordo delle leggi razziali del 1938 e lo sforzo per una rinascita post bellica si intrecciano nel copione messo a punto da Tullio Kezich e nella regia di Piero Maccarinelli, che ha trasformato lo spettacolo in una manifestazione molteplice fatta di seminari per gli universitari di RomaTre, provini teatrali per gli allievi, proiezioni e prove aperte per tutti. Al termine di questo percorso di studio e lavoro scenico, si è svolto lo spettacolo che non pretende di dar conto di tutte le novecento pagine del libro di Bassani, ma in una serie di scene distilla il meglio della vicenda.

La riduzione di Kezich parte dal 1946, quando il protagonista Geo Josz (alter ego dello stesso Bassani) sopravvissuto allo sterminio di Auschwitz, torna nella sua Ferrara e nessuno lo riconosce. Non è più infatti il brillante giovane ebreo, campione di tennis, innamorato della bella Micol. Geo è un sopravvissuto, che come ultima beffa deve sopportare i sospetti degli stessi ebrei sopravissuti e dei partigiani che occupano la sua casa. Ma intanto si è avviato il meccanismo della memoria e Geo rivive quei tempi feroci, cominciati senza clamore nel 1938, quando vennero promulgate le leggi razziali fasciste.

Ricorda l’ingenuità di tanti ebrei che aderirono al fascismo (come suo padre), increduli sulla reale applicazione di quelle norme antisemite; rivive l’amicizia con la maestra socialista Clelia Totti, segregata in casa dai suoi familiari; della farmacista che fuggì dopo aver assistito ad un massacro delle squadracce; e tanti altri episodi, con una caratteristica in comune: tutti i personaggi sono morti, tutti appartengono ai ricordi struggenti di Geo, come una tragica antologia di Spoon river, sotto la luce sinistra dell’antisemitismo.
Quindici sono i personaggi, quindici gli attori in scena, dove le loro storie si accendono di volta in volta su uno dei piani della semplice scenografia di Paola Comencini.
Dopo il successo ottenuto, si prevede una ripresa dello spettacolo nei prossimi mesi.