Bande nere in giro per l’Italia

Libri

Scenari inquietanti. La destra estrema si organizza.

Paolo Berizzi, 36 anni, affermato scrittore e inviato di La Repubblica, già autore di numerose inchieste, nel suo ultimo libro Bande Nere edito da Bompiani, affronta con curiosità, passione, distacco ed allarmante fedeltà uno scenario nell’area più “nera” del nostro Paese. Un mondo di ragazzi: giovani e giovanissimi, più o meno 150 mila in tutta Italia, che vivono nel culto del fascismo. Il punto di partenza è spesso la scuola, l’università, ma l’onda nera coinvolge e semina proseliti in politica, allo stadio, attraverso internet, la musica… gli scenari sono tanti e torbidi. “Mi sono occupato spesso di neo nazifascismo realizzando inchieste per il mio giornale”, dice Berizzi. Alcune di queste sono confluite in Bande nere.

Cosa L’ha portato ad incominciare questa inchiesta? e come si è mosso?
L’idea nasce dalla volontà di approfondire, esplorandolo in tutte le sue principali espressioni, quello che considero un fenomeno fortemente italiano e che coinvolge soprattutto le nuove generazioni. Mi sono mosso con i metodi del cronista: ho incontrato i militanti che compongono le “bande nere” nei loro luoghi: in alcuni casi presentandomi loro per quello che sono, un giornalista e scrittore, e in altri raccogliendo materiale, racconti, notizie, situazioni, confondendomi in mezzo a loro e nascondendo la mia identità.

Crede che il fenomeno del Neo-nazifascismo sia in crescente aumento? Se sì dove?

È in costante aumento in tutta Italia, con maggiore intensità in quelle aree geografiche che sono da sempre i laboratori dell’estremismo nero italiano: il Veneto, la Lombardia e il Lazio. In particolare erano e restano Roma, Milano e Verona le officine privilegiate della neonazifascisteria.

Quali sono i canali su cui si muove?

La penetrazione nei circuiti giovanili, che sono poi i luoghi dove si costruisce il consenso politico (piazze, circoli, associazioni, centri sociali, scuole e università, curve degli stadi) avviene attraverso opera di proselitismo tradizionale da parte dei partiti e delle formazioni neonazifasciste. Che godono di sponde istituzionali e che, in molti casi, possono contare sulla protezione della destra in doppiopetto, quella che si definisce liberale, riformista e modernista.

Cosa lo differenzia dal vecchio Nazifascismo? Ha parlato di “nuovi tessuti sociali e nuovi ambienti”.

Ci sono elementi di continuità e fattori di distinzione. Il vecchio fascismo nasce per contrastare il comunismo e le lotte operaie; quello di oggi ha come nemico principale l’immigrato, che nell’immaginario delle Bande nere è il nuovo “pupazzo della paura”, l’avversario da combattere, quello che “ci invade” e che, specie in un momento di grave crisi economica, “mette a rischio la nostra società”. Il terreno di coltura nel quale crescono i “fascisti del terzo millennio” è quello della xenofobia e del nazionalismo estremo. Ma le forme di comunicazione sono nuove, e hanno facile presa sui giovani. Anche perché a volte ammiccano a temi sociali. C’è poi un antisemitismo di ritorno, una tendenza alla nazificazione che si sta diffondendo in tutta Europa.

A Milano: sotto quali spoglie/sigle/nomi si nasconde? Chi lo protegge? Qual è il numero dei suoi adepti?

A Milano resistono, rimpolpate da nuovi adepti, le diverse anime che compongono la galassia nera. Oggi la realtà più estremista, una specie di “nuova casa” per i fasci milanesi è il circolo nazifascista “Cuore nero”, che fin dalla sua nascita ha potuto contare sugli appoggi dei maggiorenti milanesi e lombardi di Alleanza nazionale. Sul numero di giugno 2008 della fanzine ufficiale del circolo (si intitola “Doppio Malto”) , che oggi è legato alla rete di centri sociali Casa Pound Italia, c’era un skinhead che brindava con un boccale di birra di fronte a una foto con l’ingresso del campo di Auschwitz. La famigerata scritta “il lavoro rende liberi”, che campegggiava all’ingresso del lager, è stata trasformata dai militanti di Cuore nero nell’insegna “birreria Cuore nero”. In generale attorno a questo circolo gravitano un paio di centinaia di militanti: vecchi e nuovi fasci, ultrà di Inter e Milan, picchiatori di strada. Ci sono saldature tra il vecchio cameratismo e quello recente. Poi ci sono altre realtà come la Skinhouse di Bollate, la casa degli skinhead e il bacino d’utenza dei partiti tradizionali: Forza Nuova, Fiamma, e il comitato Destra per Milano (confluito nel Pdl) presieduto da Roberto Jonghi Lavarini, uno dei fondatori di Cuore nero, già candidato per An al Comune di Milano, un camerata che si dichiara fiero sostenitore di “tutte le destre germaniche”, della fondazione Augusto Pinochet e del partito boero sudafricano che propugna da sempre l’apartheid.

E a Roma?

Roma è la realtà numericamente più consistente. Ci sono almeno diecimila militanti iscritti a formazioni neofasciste. Fiamma Tricolore, la Destra, Forza Nuova, Azione sociale possono contare su un bacino in continua crescita. Dal centro alle borgate soffia un vento nero nel quale è nato il primo vero centro sociale di destra, Casa Pound, e la sua emanazione scolastica, Blocco studentesco. Anche qui commistione con i gruppi estemisti ultrà, e legami con la politica di palazzo. Forti spinte xenofobe e nascita di gruppi fortemente antisemiti come Milithia di Maurizio Boccacci.

Chi li protegge a Roma? E a Milano? Chi li indottrina? Chi li finanzia?

Le protezioni e le sponde arrivano spesso anche dalla destra istituzionale: ci sono rapporti quantomeno ambigui tra la destra stradaiola che odia e che picchia e quella sedicente riformista e liberale. Una contiguità evidente di cui parlo in Bande nere. Ci sono poi vecchi nomi che riemergono dagli anni ’70 e che ritroviamo nei nuovi gruppi nazifascisti. Per quanto riguarda le forme di finanziamento sono le più disparate: dall’autofinanziamento “sociale” a quello garantito dai fondi elettorali, ma ci sono anche robusti appoggi da parte di imprenditori vicini a questi movimenti.

Ha parlato di tifoserie, di internet, di centri sociali, di scuole ed università, sono questo i nuovi centri di adescamento?
Sì, la galassia nera si espande contagiando nuovi tessuti sociali. Internet è la nuova frontiera del nazifascismo, con una marea di siti dal contenuto inquietante dove si inneggia a Hitler e Mussolini, si esalta o si nega l’Olocausto, si afferma la supremazia della razza bianca. C’è una rete europea che collega queste formazioni e che cementa i loro rapporti proprio attraverso il web. Curve degli stadi sono da sempre un vaso comunicante con le formazioni dell’estremismo nero. Scuole e università sono i nuovi terreni di conquista, con un sostanziale spostamento a destra da parte di sigle e collettivi studenteschi un tempo appannaggio della sinistra.

Cosa ha portato i giovani ad identificarsi in questo “nuovo” credo?

La ricerca di identità forti, esplosive. Il neofascismo va di moda perché usa un linguaggio, dei simboli di facile presa. È visto, oggi, anche come un elemento di trasgressione. Il giovane che si accosta alla militanza politica, se non ha alle spalle una storia familliare e un’educazione ai valori della democrazia e della libertà, è più attratto dallo schema “fascinoso” del nuovo cameratismo piuttosto che da altre realtà. In questi giovani c’è spesso un vuoto di ideali e di valori, un vuoto pneummatico e il modo più rapido per colmarlo è quello di recuperare simboli, riti e miti che credevamo sepolti tra le macerie della storia e che invece stanno riemergendo con forza.

Ha scritto “Più che al fascismo e alla Repubblica di Salò ora il richiamo è ad Hitler”, mi può spiegare questa affermazione?

C’è una recente tendenza alla nazificazione: lo dicono le indagini della magistratura, lo dicono i fatti di cronaca. In quella ricerca di identità esplosive, le organizzazioni che propugnano i modelli più violenti e cruenti sono quelle che “tirano” di più. Questi giovani sono sempre più nazisti e sempre meno fascisti. È un rigurgito europeo, che si consuma, paradosso della storia, in quelle nazioni che hanno conosciusto le dittatura nazifascista. Il mondialismo combattuto dalla Bande nere è, nel loro immaginario, il prodotto delle “sette massoniche” ovvero, ti dicono, delle lobby ebraiche che vogliono conquistare il mondo. È un vecchio ritornello che è stato mutuato e riprodotto oggi dai fascisti del terzo millennio.