Premiato Imre Kertèsz

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Domenica 7 settembre, a Santo Stefano Balbo, è stato assegnato il Premio Grinzate – Cesare Pavese, che nella sezione “Premio speciale per il centenario della nascita di Cesare Pavese” è toccato allo scrittore ungherese Imre Kertèsz, premio Nobel per la Letteratura nel 2002.


Nato a Budapest nel 1929 da una famiglia di origine ebraica, a 15 anni viene deportato ad Auschwitz, e successivamente trasferito a Buchenwald, dove verrà liberato l’anno seguente. Ritornato in Ungheria nel 1948, scrive per un quotidiano di Budapest, dal quale verrà licenziato dopo il passaggio di proprietà al partito comuista. Dopo il servizio militare, inizia a lavorare come traduttore di Freud, Nietzsche, Canetti, Wittgeinstein e altri autori tedeschi, e a scrivere. Il suo primo romanzo, scritto in dieci anni e pubblicato in italiano con il titolo Essere senza destino, racconta la sua esperienza della deportazione e della prigionia. La sua identità e il suo lavoro di scrittore vengono riconosciuti, sia in patria che all’estero, solo dopo la caduta del Muro di Berlino. La scrittura di Imre Kertèsz riflette costantemente la detenzione ad Auschwitz, una realtà che egli trasforma in metafora per ritrarre il degrado estremo dell’uomo nella vita moderna, culminando nel Kaddish per il bambino non nato, una meditazione sulla Shoah e sugli orrori subiti che hanno rafforzato nel protagonista la convinzione di non diventare mai padre.