BookCity. Le scintille e la duplice natura umana

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di Paolo Castellano

YARONA PINHASDomenica 16 novembre alle ore 18.30 presso la Sinagoga Centrale di Milano si è svolto l’incontro “Scintille per un mondo che cambia. Cabbalà e rinnovamento”. L’evento collegato al grande festival letterario milanese BookCity ha ospitato la scrittrice Yarona Pinhas che ha letto e commentato alcuni passi tratti dal suo libro “Scintille dell’anima. Un viaggio spirituale nella Cabbalà” (Edizioni Giuntina).

L’autrice originaria di Asmara (Eritrea) si è laureata in Linguistica e Storia dell’Arte presso l’Università Ebraica di Gerusalemme. Vive in Italia da oltre 20 anni e insegna lingua Ebraica all’Orientale di Napoli.

“Ognuno di noi è portatore di verità. Dentro di noi c’è una scintilla fatta della stessa sostanza della luce divina” ha dichiarato la studiosa. Infatti l’uomo vive una duplice condizione e ciò può essere dimostrato analizzando la parola Adamo. Il termine infatti racchiude due radici semantiche. Una appartiene alla sfera della terra e l’altra a quella del soffio. Materialità e spiritualità. Questi due aspetti sono costantemente in conflitto tra di loro. “L’uomo è fatto di due cose contrapposte: la sostanza e il soffio divino. Queste due parti sono molto difficili da legare. La nostra parte “terra” è legata al nostro involucro: un corpo che vuole la gratificazione degli istinti naturali, che ama la sicurezza, e che tiene lontani i cambiamenti. È anche legato all’esteriorità della società ed è attirato da quello che gli altri hanno voluto per noi. Poi c’è l’anima (Nèfesh) che non conosce immobilità ed è in continuo movimento”. L’anima, secondo le interpretazioni dei cabalisti, viene considerata come il dono divino più evidente. Yarona Pinhas l’ha definita “scintilla”. Per quale motivo? “Dio ha creato il mondo in forma di luce illimitata e per dare spazio alla creazione ha generato una zona vuota in cui è rimasta l’impressione della luce originaria. Il contatto tra le due luci ha causato il big bang che nel linguaggio cabalistico chiamiamo Biur Niztotzot. La rottura del recipiente ha causato la frantumazione e la dispersione della luce e ha prodotto delle scintille che in parte sono rimaste intrappolate nella materia cupa chiamata Kelippa, guscio o buccia”. Il compito dell’uomo è di liberare queste scintille per avere una profonda conoscenza del mondo, lasciandosi alle spalle tutta la negatività che lo affligge. Questo esercizio permette di scorgere il bene anche negli avvenimenti spiacevoli nei quali è celata una scintilla di bellezza che aspetta di essere liberata. “Nel corso della nostra vita – ha continuato la scrittrice – siamo alla ricerca di un qualcosa. Non ha un nome. Ma la sua presenza è forte e ci segna la vita. Una sorta di malinconia futura. Le nostre aspirazioni più profonde rimangono in un presente che ci pervade”.

Yarona Pinhas ha concluso il suo intervento affermando che:“ Tutti i nostri aspetti frantumati devono trovare una pace. Perché alla fine la luce è una sola. La grande sfida è che dobbiamo andare oltre a ciò che è evidente per ricercare la vera sostanza delle cose. E questa sostanza profonda è la scintilla: il motore della nostra vita”.