Rav Roberto Della Rocca (Foto Ester Moscati)

Il tempo e il rapporto fra padri e figli: il nuovo libro di Rav Della Rocca

Eventi

di Sofia Tranchina
In occasione dell’uscita dell’ultimo libro di Rav Roberto Della Rocca Camminare nel tempo, il teatro Franco Parenti  ha organizzato una presentazione con firmacopie alla quale hanno partecipato anche il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib, il filosofo e psicanalista Romano Màdera e il drammaturgo Gioele Dix.

Durante la conversazione, moderata dalla direttrice del Franco Parenti Andrée Ruth Shammah, sono stati sviscerati i due macro temi trattati nel libro: il tempo e il rapporto tra padri e figli (o maestri e allievi).

Il libro attraversa infatti le ricorrenze e la scansione del tempo in una collezione di lezioni-commenti alle parashot che partono dal complicato e si esauriscono in piccole “pillole”, come le ha chiamate Andrée Ruth Shammah: «sono brevi deduzioni di Rav della Rocca», che dispiegano il ragionamento ebraico «misterioso, complicato, e attraente proprio perché evita di affermare verità assolute».

«Scrivere un libro di ebraismo è un’operazione complicata», aggiunge Gioele Dix, «perché l’ebraismo stesso è un mettere continuamente in discussione tutto ciò che si può affermare. Infatti – scherza – suppongo che questo libro non contenga niente di quello che Rav Della Rocca vorrebbe dire».

È effettivamente impossibile distillare la conoscenza ebraica in massime statiche, ma il merito di Rav Della Rocca sta nell’essere riuscito a «tracciare una “guida all’uso”, per mettere in pratica gli insegnamenti che espone».

«L’obbiettivo che ogni maestro dovrebbe avere», spiega Rav Arbib, «non è che i figli non si allontanino mai dalla educazione che abbiamo loro impartito. Questa sarebbe un’illusione. Bensì, l’obbiettivo è che i figli non si allontanino mai dal processo educativo». E i libri di Rav Della Rocca sono uno strumento adatto: «sono di stimolo all’attività di studio».

Rav Della Rocca, molto noto anche al di fuori del mondo ebraico per le sue operazioni di apertura dell’ebraismo al dialogo, ha concluso la talk ricordando ai presenti che l’ebraismo deve aderire a un patto di corresponsabilità: «se non abbiamo il coraggio di aderire a un progetto comune all’interno della nostra comunità, non possiamo trasmettere niente al di fuori di essa».

Infine, non bisogna accontentarsi di un ebraismo troppo codificato, spiega, ma bisogna bensì avvicinarsi allo studio per apprezzare «la ricchezza, il dinamismo, la propulsività che la Torah può offrire a un ebreo sensibile all’interpretazione».