Ronny Someck

Il lato culturale di Israele, fra poesia, jazz e intrattenimento col grande poeta Ronny Someck e l’ironia dei suoi versi

Eventi

di Roberto Zadik
Durante una serata di alto livello su Zoom seguendo la modalità “virtuale” degli eventi in questa delicata fase di Coronavirus, il magnetico poeta iracheno naturalizzato israeliano Ronny Someck ha intrattenuto il pubblico con la sua raffinata e originale arte poetica accompagnato dal jazz raffinato degli Ehud Ettun Trio. L’iniziativa “Poesia e melodia” che si è svolta, domenica 28 giugno, è stata realizzata dal gruppo di lettura della letteratura israeliana “Conoscere, capire e leggere insieme” introdotta dai saluti del  presidente dell’Associazione Italia Israele  Monsignor Pierfrancesco Fumagalli che si è definito molto fiero di questa iniziativa sottolineando il ruolo centrale della poesia e della musica nella cultura e nella tradizione religiosa, citando il discorso dell’ambasciatore israeliano Dror Eydar per Yom Hazmaut che ha ricordato citando Ezechiele come i profeti usassero “il linguaggio poetico per le loro profezie” e dei nuovi percorsi “che si stanno creando fra Italia e Israele”.

Presentato da Sara Ferrari, docente di lingua e cultura ebraica all’Università Statale di Milano l’evento ha avuto vari ospiti, da Someck, protagonista della serata, alla sua traduttrice Sarah Kaminski, docente di lingua e letteratura israeliana all’Università di Torino  che ha svelato alcuni interessanti retroscena della società israeliana odierna mettendo in risalto sia la stimolante realtà cosmopolita israeliana che le difficoltà fra i vari gruppi presenti nel Paese, dai mizrahim (orientali) ai sefarditi, agli ashkenaziti di origini Est Europea. Al centro della performance la vivace scena letteraria e culturale di un Paese che come ha affermato Someck “è un meltin pot” in continuo fermento dedicando a questo multiculturalismo la bella ode Meltin pot patriottico, la musica intimista e d’atmosfera degli Ehud Ettun Trio, promessa della sorprendente e variegata scena musicale israeliana, che anche nel genere jazz vanta una serie di talenti, da trombettista Avishai Cohen, al contrabbassista Omer Avital al sassofonista ortodosso Daniel Zamir  i ricordi dell’Iraq in cui nacque Someck e la sua infanzia israeliana, dopo essere scappato a soli 2 anni dalla nativa Bagdad sono stati fra i principali argomenti trattati. Ma cosa rende tanto speciale la poesia di Someck e come rappresenta così bene le atmosfere e i sentimenti della realtà sociale israeliana contemporanea? Legato alla sua terra d’origine, ha raccontato con la consueta ironia, l’incontro con Ali Faraj linguista e docente di lingue semitiche antiche e moderne  che li ha regalato un sacchetto con la sabbia del fiume Tigri, ma immerso nella società israeliana, molto attaccato alla famiglia e alla figlia, l’acclamato autore 68enne  ha letto, con la traduzione in italiano di Sara Ferrari, versi penetranti, colti, profondi e al tempo stesso leggeri e immediati che subito colpiscono i lettori. Nelle sue liriche, contenute in due testi come Il bambino Balbuziente, tradotti da Sarah Kaminski e l’antologia poeti israeliani di Ariel Rathaus pubblicata da Einaudi, alterna riferimenti alla vita quotidiana, autobiografici e citazioni colte dalla poetessa Emily Dickinson oggetto di una sua recente produzione scritta nella fase difficile del lockdown dove riflette sulla condizione dell’isolamento della solitaria autrice americana o sul 28 dicembre “data in cui sono nato sia io che il cinema” ha ricordato con versi che spaziano da icone del grande schermo come James Dean e Marylin Monroe. Una poesia trasversale, fra temi, riflessioni e che non dipende dai luoghi ma come ha detto Someck “è dappertutto, dalle strade alle case, perfino nelle carceri” ricordando le sue letture al Carcere di San Vittore e di Bollate che l’hanno molto emozionato e la vitalità della lingua ebraica che “nei secoli ci ha sempre accompagnato a prescindere dai Paesi di provenienza” ha ricordato il poeta. Interessanti, stimolati dalle domande di Sara Ferrari e dalla testimonianza di Sarah Kaminski, i ricordi della sua infanzia e la sua poesia sulla bevanda all’Anice, Arak, l’idea come ha rievocato di “sua madre di chiamarlo Ronny, avendo visto un cartellone pubblicitario Studio Ronny con un nome che metteva d’accordo tutte le lingue”, l’amicizia con il poeta algerino Eres Bitton diventato cieco a 10 anni a causa dello scoppio di una granata e diversi aneddoti inediti sulla sua vita e la sua esperienza poetica e umana. Una serata che ha messo in luce l’efficacia della poesia di lingua ebraica contemporanea molto vitale contrariamente al declino in Occidente, l’universo letterario e culturale altamente originale di Someck e le sue esperienze non solo letterarie ma anche nel sociale,  alcuni lati inediti dell’Israele di oggi che come ha ricordato la Kaminski è “sempre di più contenitore eterogeneo di tutte le identità e le etnie che vi risiedono in una Torre di Babele decisamente interessante”.