Palermo: la Fondazione Beni culturali ebraici restaura la vera del Pozzo della Magione

Arte

di Redazione

Un importante restauro, che riguarda la storia ebraica di Palermo, è stato supervisionato dalla Fondazione Beni culturali ebraici in Italia nel  chiostro della Magione; lì  si trova un pozzo con elementi in pietra dove sono state rilevate iscrizioni in ebraico.

Il monumento, con scritte ebraiche su due lati, risale probabilmente al 1467. Si trovava in origine nel cortile della sinagoga di Palermo, visitata da Ovadià da Bertinoro nel 1487. Dopo l’espulsione degli ebrei dalla Sicilia, fu messo nella Chiesa del Cancelliere e infine alla Magione.

Il restauro è cominciato a inizio di gennaio e ad occuparsene è la laureanda Carlotta Bertella sotto la guida del prof. Giuseppe Inguì e la sorveglianza della Soprintendenza ai Beni Culturali. L’intervento è stato realizzato grazie al finanziamento del Dipartimento di Fisica e Chimica della Facoltà di Conservazione e Restauro dei Beni Culturali dell’Università di Palermo. Per la Fondazione Beni culturali ebraici in Italia, l’intervento è stato seguito dalla vicepresidente Annie Sacerdoti.

 

La storia del Pozzo della Magione e le iscrizioni

Nella chiesa e chiostro della Magione (via Magione 44, https://basilicalamagione.chiesadipalermo.it/) è conservata una vera di pozzo con iscrizione ebraica, quasi sicuramente la stessa che Ovadià da Bertinoro aveva ammirato nella sinagoga nel 1487.

Il monumento  è stato ritenuto in passato una pietra sepolcrale benché l’iscrizione non figurasse, come d’uso, in un’unica facciata, e non contenesse alcuna eulogia funebre.

Consta di due blocchi di marmo: uno a livello di terreno, che forma attualmente la base del pozzo e l’altro, decorato su due lati contrapposti con un’iscrizione commemorativa  in ebraico, la vera propriamente detta. Stante la sua particolare conformazione – i lati privi di iscrizione erano probabilmente coperti da un’opera muraria – non è molto difficile congetturare quale fosse la sua funzione originaria. Non si può pertanto escludere che appartenesse al cortile di una delle sinagoghe di Palermo, se non della grande sinagoga visitata da Ovadià da Bertinoro nel 1477.

 

Dopo l’espulsione degli ebrei nel 1492, la pietra fu adattata al pozzo della vicina Chiesa del Cancelliere e, dopo la distruzione di quest’ultima nel corso della Seconda guerra mondiale, fu ricollocata su un pozzo decorativo nel chiostro della Magione, dove si trova a tutt’oggi. Le tracce lasciate sulla pietra dalle corde dei secchi risalgono molto più probabilmente al suo primo uso.

Traduzione delle iscrizioni:
A. Per buon segno Yshmael figlio di Rav Sa’adya z. l. (= di beata memoria) nell’anno della “corona d’oro”.
B. Dal cielo guarda e gioisci (Dio gli apparirà in bene). E benedirò coloro che ti benediranno
La datazione si ricava dai puntini apposti sopra le prime due lettere e le ultime due lettere ebraiche delle ultime due parole tratte dal salmo 21:4 (“invero gli sei venuto incontro con benedizioni apportatrici di favori, hai posto sul suo capo una corona di oro fino”), che alluderebbe ad un evento memorabile per il quale si invocarono i buoni auspici, ad esempio la nomina o “incoronazione” di Yshmael a rabbino. Evento che spiegherebbe anche la formula augurale iniziale in aramaico, la cui presenza esclude da sola il fatto che la pietra possa essere appartenuta ad una tomba. Nel medaglione centrale del lato B sono racchiuse le iniziali della formula augurale “Dio gli apparirà in bene” (Ha’aver Adonay LeTovah) che costituisce un’ulteriore riprova della funzione dedicatoria e non funeraria del monumento.