Per l’archeologo Gabriel Barkay la risoluzione dell’Unesco sul Tempio di Gerusalemme va contro la scienza e la storia

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di Ilaria Ester Ramazzotti

L'immagine iscolpita nell'Arco di Tito degli ebrei cacciati che portano la menorah
L’immagine iscolpita nell’Arco di Tito degli ebrei cacciati che portano la menorah

“Si tratta di una decisione deplorevole, che ignora dei fatti storici e archeologici così come i legami cristiani con il luogo”. “La risoluzione dell’Unesco è una vergogna per chiunque pensi a sé stesso come a una persona intelligente e civile”. Lo ha detto martedì 25 ottobre alla stampa israeliana l’archeologo Gabriel Barkay parlando della risoluzione dell’Unesco sul riconoscimento del Tempio di Gerusalemme adottata il 18 ottobre scorso. Il documento, al quale ha fatto seguito un secondo e molto simile testo votato il 26 ottobre, nega in sostanza ogni legame fra la storia ebraica e cristiana con i luoghi santi della capitale israeliana, definendoli con la sola denominazione musulmana di Al-Haram Al-Sharif.

Secondo Barkay, co-fondatore del Temple Mount Sifting Project, la posizione assunta dall’Unesco costituisce un affronto alla scienza e alla storia. “Sono un archeologo, non un politico – riporta il Jerusalem Post -, mi occupo di tutte le civiltà legate a Gerusalemme, senza eccezione … Gesù” in relazione al “Monte del Tempio è citato nel Nuovo Testamento più di venti volte. Gesù è andato lì prima della sua crocifissione e rovesciò un tavolo da cambiavalute e vi profetizzò. Così, chi cerca di minare il legame ebraico con il Monte del Tempio in realtà mina il cristianesimo, perché si basa su Gesù e sul suo legame con il Monte del Tempio”, fatto che “che è stato trascurato dai media di tutto il mondo”.

“Penso che sia una vergogna per l’Unesco e per tutti i Paesi che ne sono membri, e penso che sia una decisione deplorevole e troppo politicizzata”, ha dichiarato. Alla domanda su che cosa si possa fare di fronte a un tale e profondo revisionismo storico, Barkay ha risposto al Jerusalem Post che, nella ricerca dei fatti storici, la politica deve essere ignorata e che “come archeologi dobbiamo continuare a svolgere il nostro lavoro ignorando questa e altre simili decisioni”.

Nel frattempo, ha aggiunto, “lo Stato islamico continua a distruggere in flagrante dei reperti archeologici di migliaia di anni in tutto il Medio Oriente”. “È molto interessante il fatto che i siti archeologici in Siria siano stati fatti saltare e demoliti, e che in Iraq altri siti vengano spazzati via dai bulldozer, mentre ciò che l’Unesco si è impegnata a fare sono dichiarazioni su Gerusalemme e sulla sua connessione con il patrimonio ebraico”.

“Invece di lodare Israele per il suo lavoro di tipo archeologico, che illumina il passato del Monte del Tempio e di altri luoghi, quello che abbiamo è il contrario – ha sottolineato l’archeologo -. È deplorevole, ma ricordiamo che Israele ha una sola voce, mentre gli arabi e i loro sostenitori hanno molte più voci, cosicché possano giungere a decidere che la Terra è piatta… e potranno avere la maggioranza”.

L’intervista integrale all’archeologo Gabriel Barkay si trova sul Jerusalem Post del 26 ottobre.