Milano in piazza per ricordare

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Comuni cittadini, uomini politici, rappresentanti di numerose organizzazioni, come l’Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti (Aned), le organizzazioni dei partigiani, i Figli della Shoà, gli Amici di Israele, Italia-Israele, sindacati, associazioni giovanili della sinistra, hanno sfilato nel centro di Milano, da piazza San Babila a piazza del Duomo, per celebrare la Giornata della Memoria 2007.

Le organizzazioni ebraiche di Milano erano largamente rappresentate da tutte le sue istituzioni fra cui il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib con il presidente del Beth Din milanese rav Giuseppe Laras, il presidente della Comunità ebraica di Milano Leone Soued, il portavoce della Comunità, Yasha Reibman, il presidente del Consiglio della Comunità Gionata Tedeschi, il consigliere Yoram Ortona anche in rappresentanza dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, il presidente dell’Unione dei giovani ebrei italiani Daniele Nahum.

Fra il gruppo di cittadini che sfilava, anche una rappresentanza dei giovani dell’organizzazione giovani Hashomer Hatzair (dai bambini più piccoli, fino ai ragazzi, la camicia azzurra che simboleggia il movimento dei kibbutzim (kvutzà shomrit) le loro bandiere e il tradizionale entusiasmo.

Fra i numerosi rappresentanti politici nel corteo (molti i parlamentari presenti), si notavano fra gli altri il vicesindaco Riccardo De Corato, il presidente del Consiglio comunale Manfredi Palmeri e il l’assessore regionale Piergianni Prosperini. Molto allargata la presenza di esponenti di tutti i partiti, dalla destra alla sinistra.

La Giornata, secondo il vicesindaco De Corato che è testimonianza “di valori comuni a fondamento delle istituzioni. Milano – ha proseguito – ha nel suo dna il dovere del riconoscimento della propria storia. Milano è città del Binario 21. Nessuno deve dimenticare. E quale occasione migliore che quella di questa giornata, tanto più se si pensa che c’è gente come il presidente
dell’Iran che nega che la Shoah sia esistita”?.
“Chi nega la Shoah – hanno aggiunto i parlamentari Antonio Palmieri, Maurizio Lupi e Piero Testoni (Forza Italia) – pone le basi per ripeterla. La presenza in questa giornata, però, è un segno molto positivo. Su certi temi la politica è andata avanti”.

All’arrivo del corteo, sul palco ufficiale, hanno preso la parola diversi oratori, fra cui il rabbino capo Arbib, che ha spiegato come, secondo l’interpretazione biblica del dovere di ricordare, la parola ebraica che designa il primo uomo, “Adam”, evochi anche il significato del terreno che calpestiamo. L’uomo può scendere con i suoi comportamenti a un livello così basso abbassandosi fino al livello del terreno, ma dalla terra proviene anche il primo essere umano, destinato ad essere eccelso. I nazisti non erano folli, ma rappresentanti di un mondo che aveva manifestato grande sofisticazione culturale. Eppure hanno compiuto azioni disumane, scendendo in un abisso di malvagità. Ma contemporaneamente erano egualmente esseri umani dotati di tutte le potenzialità degli altri esseri umani. Per questo dobbiamo ricordare e sapere che l’essere umano rischia di scendere ai livelli più bassi affinché questa degradazione della sua dignità non accada più. Contemporaneamente dobbiamo anche ricordare altri uomini. Coloro che a rischio della loro stessa vita hanno salvato degli ebrei in pericolo. Questo, ha affermato il rabbino, è il duplice insegnamento della Memoria e del dovere di ricordare per noi ebrei.

Va rammentato, fra l’altro, che gli italiani distintisi in eroiche azioni per combattere le persecuzioni e lo sterminio tanto da essere onorati del titolo di Giusti delle nazioni sono attualmente 295.

Particolarmente applaudito il discorso dell’esponente dell’Aned Gianfranco Maris. Maris ha ricordato le responsabilità del regime fascista, non solo per quanto riguarda l’infamia delle leggi antiebraiche, ma anche per il contributo dato al disegno di sterminio del popolo ebraico in particolare con la repubblica di Salò (e lo zelo dimostrati da alcuni gerarchi del regime come Alessandro Pavolini, cui, inspiegabilmente l’amministrazione comunale di qualche città italiana vorrebbe oggi dedicare una via). Un regime che emise statuti in cui si definivano gli ebrei “nemici della patria” e leggi che ne disponevano l’arresto e l’internamento (che poi significava finire nei campi di sterminio).

C’è un aspetto però che era presente in tutti gli interventi e che è stato sottolineato con forza dal portavoce Yasha Reibman. Quello di denunciare e condannare la propaganda negazionista ed i propositi di sterminio atomico del presidente iraniano nei confronti dello stato di Israele. La necessità di combattere il revisionismo dei regimi islamici e tutti i revisionismi.

La manifestazione si è infatti conclusa sotto la sede della rappresentanza consolare dell’Iran, una dittatura islamica che oltre a minacciare la democrazia vorrebbe cancellare la memoria. Fra lo sventolare delle bandiere bianche e azzurre con la stella di Davide, sono state accese sei candele in ricordo dei sei milioni di ebrei che furono sterminati.