Il presidente Peres in visita a Roma

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Nel Tempio Maggiore di Roma, il presidente israeliano Shimon Peres ha fatto una confidenza: ”Mai in vita mia mi sono sentito più ebreo di questa sera”. E la platea che gremiva la Sinagoga lo ha ricambiato con un calorosissimo applauso. Poi una frase diplomatica, che non ha mancato di suscitare qualche strascico polemico: ”I rapporti tra Roma e Gerusalemme non sono stati mai migliori di
ora”. Gli incontri avuti in giornata con il presidente Napolitano e il premier Prodi sono stati cordiali e fruttuosi, e anche il presidente dell’Ucei Renzo Gattegna ha pubblicamente ringraziato il capo dello Stato Giorgio Napolitano, “il quale, con grande sensibilità, ha pronunciato parole ferme ed energiche per richiedere il rilascio dei tre soldati israeliani proditoriamente rapiti dalle milizie palestinesi”. Ma il portavoce della Comunità romana Pacifici ha tenuto a precisare che, con Berlusconi, le ralazioni sarebbero state anche migliori.

Ad accogliere Peres in Sinagoga c’erano i vertici della comunità ebraica: Renzo Gattegna,
presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche italiane, Leone Paserman, presidente della Comunità ebraica di Roma e il rabbino capo Riccardo Di Segni. Tra gli invitati, anche il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo, mentre era assente il primo cittadino Walter Veltroni con cui il presidente Peres si
è incontrato il giorno successivo, prima dell’udienza con Benedetto XVI.
La sua idea di un ebraismo moderno ma rispettoso della tradizione, Shimon Peres l’ha sintetizzata così: ”Vorrei – ha
detto – che rimanessimo antichi con i dieci comandamenti e, al tempo stesso moderni con internet”. Peres ha segnalato anche le due ”grandi minacce” che subisce il mondo contemporaneo: ”Il terrorismo e l’estremismo religioso concentrati soprattutto in Iran” e ”il pericolo ecologico” di cui
l’unico responsabile è l’uomo stesso. ”L’unica vittoria a cui aspiriamo veramente – ha aggiunto
– è la vittoria della pace sulla guerra”.

Shimon Peres ha voluto anche ringraziare il presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo in riferimento, in particolar modo, al Progetto della memoria della Shoah. “Marrazzo è un leader
italiano che manda ogni anno in Israele centinaia di visitatori”, ha detto Peres rivolgendosi agli ebrei presenti nel tempio.

Renzo Gattegna ha voluto salutare il presidente israeliano ricordando il legame tra ebraismo diasporico e Erez Israel: “Noi tutti, uniti e determinati, abbiamo il compito di rendere chiaro che Israele è il fulgido esempio di uno Stato che, pur costretto a combattere per affermare il proprio diritto a esistere, non ha mai rinunciato al rispetto dei diritti umani”.

Il presidente della comunità ebraica romana, Leone Paserman, ha invece colto l’occasione per rivolgere “un appello ai responsabili del nostro Governo perché l’Italia, che sull’Iran ha notevole influenza, grazie ad una lunga e consolidata amicizia, operi fattivamente perché sia scongiurato anche solo il rischio di una guerra totale e devastante”.

Con un lungo applauso, la Comunità ebraica di Roma ha salutato infine il presidente Shimon Peres.

Dai banchi del tempio, i fedeli hanno tenuto alte le foto dei tre soldati israeliani, Ehud Goldwasser,
Eldad Regev, Gilad Shalit, rapiti oltre un anno fa, con su la scritta ”Liberiamoli”. Per dire che non li dimentichiamo. Per dire che auspichiamo che il nuovo anno li veda di nuovo a casa.