Una testimonianza dal Congresso Ugei

Giovani

di Carlotta Jarach

(Bologna (photocredit: Naomi Stern)
Bologna (photocredit: Naomi Stern)

Ovviamente sono in ritardo. La sveglia non ha suonato, e se non corro perdo la coincidenza. Che poi, cosa sto andando realmente a fare al Congresso dell’UGEI io, che mai ho partecipato a nessun evento, a nessuna festa, nemmeno quando stavo ancora in Italia? Chi lo sa, fatto sta che sono qui, forse un po’ per scappare dalla routine svizzera, forse per puro spirito giornalistico, su di un treno direzione Bologna.

Il viaggio è lungo, più che per i km, per l’attesa in dogana e poi il cambio a Milano. Arrivo a destinazione, riesco a trovare finalmente Naomi in quella che più che una stazione è un vero e proprio labirinto, e ci dirigiamo in albergo. Appena uscite in piazza delle Medaglie d’Oro, siamo catturate da quelle lancette ferme alle 10:25. Ed è curioso, penso: nessuno di coloro che incontrerò in questi tre giorni di Congresso era nato, nel 1980.

Non facciamo in tempo a visitare in fretta e furia la torre degli asinelli che entra Shabbat, e conosciamo formalmente i nostri compagni di viaggio: ragazzi dalle comunità di Torino, Livorno, Firenze, e poi Verona, Padova, Trieste, Bologna, Roma e ovviamente Milano.

Le mie convinzioni e i miei stereotipi si fanno via via più fragili: non è per nulla l’ambiente chiuso che mi ero immaginata. Sorrisi e domande di chi davvero è interessato a conoscerti, mani che cercano di stringere le tue come si confà ad ogni primo incontro che si rispetti. Mozioni per far iniziare al meglio il nuovo anno e interlocutori attenti tra cui la Presidentessa dell’UCEI Noemi Disegni, il Consigliere UCEI Livia Ottolenghi (“Scuola, formazione e giovani”), e Saul Meghnagi (Coordinatore sezione “Formazione e giovani”), che ci hanno sul serio ascoltato, come poche volte avviene tra generazioni: in questo clima abbiamo eletto il Consiglio del 2017. I nomi? Ariel Nacamulli, Giorgio Berruto, Filippo Tedeschi, Ruben Spizzichino, Matteo Israel, Elena Gai, Benedetto Sacerdoti. Quelle stesse facce con cui ho scambiato battute, e da cui ho ascoltato raccontare barzellette ebraiche nella hall di un hotel, saranno ufficialmente da ora i miei compagni di viaggio. O meglio, nostri. Miei e di Naomi. Perché – ebbene sì – ci hanno incastrate. Date il benvenuto a due dei componenti di un gruppo di lavoro sul tema comunicazione.

Ovviamente, made by UGEI.

@CarlottaJarach