Shidduch 2.0. Alla scoperta dei siti e app di incontri (più o meno famosi)

Giovani

di Nathan Greppi

Come Trovare l’anima gemella (e passare dall’online alla Chuppà) Dal primo Jdate di oltre vent’anni fa, al Matchmaking virtuale tra applicazioni per cellulare e tablet, dove è possibile incontrare il vero amore, selezionando interessi e caratteristiche personali, desideri e speranze. A volte funziona (ma ci vuole costanza) 

Nel film di fantascienza del 1997 Flubber, uno scienziato perennemente con la testa tra le nuvole si dimentica per tre volte di andare al proprio matrimonio, lasciando la propria sposa delusa sull’altare. Alla fine, dopo essere riuscito a farsi perdonare, trova una soluzione: mentre lui è a lavorare nel suo laboratorio, manda al matrimonio un robot che attraverso uno schermo lo mette in collegamento con la sua sposa, “unendosi” con lei a distanza.

Questa pellicola è stata alquanto profetica nel predire il modo in cui, negli ultimi anni, i rapporti umani sono cambiati con le nuove tecnologie: dopo che Facebook ha iniziato storpiando il concetto di “amicizia”, nell’epoca di Tinder anche i fidanzamenti possono nascere tramite piattaforme apposite. Una tendenza che si è accentuata ulteriormente a partire dal 2020 quando, durante la pandemia da Covid-19, per mesi le poche interazioni sociali possibili erano mediate attraverso gli schermi.

All’interno di questo macrocosmo, da anni esistono siti e applicazioni di incontri mirate per chi cerca una relazione all’interno del mondo ebraico, utili soprattutto per chi conosce pochi o nessun ebreo nella propria città e vuole conoscerne altri. Al tempo stesso, si possono presentare le stesse problematiche tipiche di tutti i siti di incontri, dai profili falsi ai personaggi molesti. Senza contare che nel caso del “Jewish dating”, queste piattaforme si rivolgono soprattutto al pubblico nordamericano e israeliano, ma anche gli ebrei che vivono in Europa, in America Latina o Sudafrica trovano spazio, basta circoscrivere l’area geografica che interessa ed essere precisi nelle indicazioni e sul tipo di persona che si cerca.

Di seguito, una panoramica di siti e applicazioni esistenti in questo ambito, mettendo in luce sia le peculiarità di ciascuno sia gli elementi in comune.

All’inizio fu Jdate…
Uno dei siti più antichi di questo genere è Jdate, fondato da imprenditori israeliani nel 1997 (mentre l’app è stata lanciata nel 2014). Permette di crearsi un profilo con foto, una descrizione di sé e la lista dei propri gusti e interessi, compresi l’osservanza religiosa e come ci si identifica in quanto ebreo (laico, ortodosso, riformato, conservative…); si può specificare se si è celibi o divorziati, se si hanno figli oppure no, l’intenzione o meno di averne, e la disponibilità o meno a trasferirsi in un’altra città o nazione per stare con il proprio partner.
Ogni mattina, arriva una mail con una selezione di potenziali match suggeriti sulla base di caratteristiche comuni, ai quali si può mandare un messaggio o uno speciale emoji per invitarli a comunicare. La maggior parte degli utenti sono americani o israeliani, mentre gli europei sono soprattutto francesi. Di italiani se ne trovano pochi, e inoltre alcuni iscritti non sono davvero ebrei (spesso nella categoria religiosa si identificano come “Other”). È disponibile in cinque lingue (inglese, ebraico, francese, spagnolo e tedesco).
Simile a Jdate per funzionalità ma meno curata nella grafica è JWed: nata nel 2001, anche questa piattaforma permette di trovare dei potenziali partner sulla base di caratteristiche comuni o della distanza geografica. Il sito può vantare di aver creato oltre 3.700 coppie sposate, ma per quanto riguarda la presenza di profili falsi o di non ebrei che magari cercano di fingersi tali, è uno dei siti meno affidabili. La maggior parte delle funzionalità sono gratuite, ma se ne possono trovare anche a pagamento.
Dalla grafica datata è anche Jewish Cafe, che però a differenza di altri siti permette di mettere tra le proprie caratteristiche anche l’orientamento politico. Tuttavia, molti degli iscritti non mettono proprie foto, e si firmano quasi tutti con pseudonimi. Forse anche per questo, nella sezione “Cafe Safety” vengono suggerite una serie di precauzioni da prendere per capire se di un utente che ti contatta ci si può fidare oppure no. Come in altri casi, anche qui la stragrande maggioranza degli iscritti vivono negli Stati Uniti e in Canada, mentre gli europei sono pochi e per la maggior parte concentrati su Londra.
Se quelli appena citati sono siti accessibili su più dispositivi, JSwipe è essenzialmente una app da scaricare su cellulare o tablet. Lanciata nel 2014, funziona esattamente come Tinder e Meetic, consentendo di switchare i profili che vengono proposti in una direzione o in un’altra a seconda che interessino o meno.

Il Matchmaking professionale
In italiano non esiste un termine preciso per tradurre questa parola, ma nella cultura ebraica la figura del “matchmaker”, o shadchan in ebraico, è assai conosciuta: si tratta di figure professionali il cui mestiere è aiutare chi vuole sposarsi a trovare la persona adatta, combinando appuntamenti sulla base dei loro gusti e di altri criteri. Di recente questa figura è salita alla ribalta grazie alla matchmaker israelo-americana Aleeza Ben Shalom, divenuta nota anche come conduttrice su Netflix del programma televisivo Jewish Matchmaking e che offre servizi di questo genere tramite il suo sito MarriageMindedMentor.
Tra le altre cose, la Ben Shalom ha avviato una partnership con il sito JMatchmaking: ad ogni iscritto viene affiancato un matchmaker, che cerca di mettere in contatto due persone che ritiene potenzialmente affini. Questo servizio viene offerto gratis in media una volta al mese, ma per avere risultati migliori bisogna ricorrere ai servizi a pagamento (sul sito personale di Aleeza, essere affiancati da un professionista che ti segue può costare anche dai 6.000 ai 50.000 dollari). Pure in questo caso, la stragrande maggioranza dei partecipanti è concentrata in tre paesi: Israele, Stati Uniti e Canada. Legato a JMatchmaking da una sorta di gemellaggio è il sito SawYouAtSinai, con sede a New York, che presenta funzioni molto simili.
Tra tutti i siti del genere, Shabbat.com è forse quello disponibile nel maggior numero di lingue, sette in tutto (inglese, ebraico, spagnolo, portoghese, russo, francese e tedesco), e presenta funzioni miste sia di ricerca di altri profili sia di assistenza da parte di un matchmaker. Si possono mettere preferenze sulla distanza geografica e sull’affiliazione religiosa. Su quest’ultima, forse è per risolvere la questione degli utenti non ebrei che è inclusa anche la categoria “Curious gentile”. E anche qui gli utenti sono perlopiù americani e israeliani, mentre gli europei sono pochissimi. Sotto certi aspetti, il sito è molto più simile a Facebook che ad una app di incontri: prima di iniziare il dating, occorre chiedere l’amicizia alla persona che si vuole approcciare.

Speed-dating
Un caso particolare è quello di CoronaCrush: nato nel 2020 come gruppo su Facebook, come si evince dal nome questo sito partiva dall’idea di far conoscere tra loro potenziali coppie durante la pandemia, e organizza periodicamente giri di speed-dating da remoto. Quando ci si registra, si possono mettere preferenze sull’altra persona quali il livello di religiosità, se deve trovarsi solo nel proprio paese o anche all’estero e la fascia d’età. Dopodiché ci sono delle sessioni che si tengono in media una volta ogni tre settimane, dove si può avere un massimo di 7 appuntamenti, della durata di circa 8 minuti ciascuno.
Ogni volta, un algoritmo fa incontrare persone i cui criteri di ricerca coincidono tra loro. Al termine della sessione, per ogni appuntamento si può dare un riscontro positivo o negativo e, laddove il riscontro positivo è reciproco, il sito invia ai diretti interessati una mail automatica per permettere loro di scriversi senza intermediari. Tra tutte le applicazioni, è forse quella che offre maggiori opportunità agli italiani di conoscere altri ebrei che vivono in Europa (ma possono capitare anche israeliani e sudafricani). Tuttavia, il riscontro in termini pratici non è molto incoraggiante: su oltre 24.000 partecipanti dalla fondazione, si stima che sono circa 40 ad essersi fidanzati ufficialmente grazie a CoronaCrush (in pratica, uno su 600). Simile nelle funzioni ma più selettivo nei criteri di ricerca è Met At Chabad, vicino al movimento ortodosso Chabad-Lubavitch. Incentrato sullo speed-dating come CoronaCrush, se ne differenzia sotto diversi aspetti: innanzitutto, a differenza di siti che si rivolgono anche ad un pubblico laico, e dove quindi si può cercare anche una semplice relazione senza sposarsi, questo punta a far arrivare al matrimonio le potenziali coppie in tempi relativamente brevi.
Oltre alle piattaforme internazionali, ce ne sono alcune che guardano specificatamente a singole realtà locali o nazionali, come JMontreal. Questo sito è stato fondato da Rav Yisroel Bernath, rabbino chassidico e matchmaker professionista di base a Montreal, che è stato protagonista di podcast e documentari sul tema dell’amore nel mondo ebraico ortodosso. Il sito punta essenzialmente agli ebrei che vivono nella regione del Québec. Un discorso simile vale anche per JPeopleMeet, che funziona solo per chi è residente negli Stati Uniti o in Canada.

Conclusioni
Nel fare un bilancio di quanto detto finora, emerge che tutti questi siti, pur presentando alcune differenze nelle modalità di approccio o nel tipo di pubblico, hanno molte caratteristiche in comune: prima di tutto, puntano principalmente a due aree, Israele e il Nordamerica, dove gli ebrei sono milioni, e quindi dove il potenziale bacino è più ampio, mentre in Italia hanno poca presa per ragioni demografiche. Inoltre, nella maggior parte dei casi una percentuale non indifferente degli utenti non è davvero ebrea, e quindi chi cerca specificamente una compagna o un compagno ebreo potrebbe restare deluso.
Su questo fronte, i siti più affidabili sono CoronaCrush e quelli di matchmaking come ForJ fondato da Yossi e Shira Teichman; nel secondo caso, la ragione può essere dovuta al fatto che forse sono quelli dove agli algoritmi e all’intelligenza artificiale viene maggiormente affiancato il lavoro di esseri umani in carne ed ossa.
A chi volesse avvicinarsi a questo mondo, si consiglia di dotarsi fin dall’inizio di una buona dose di pazienza, e non crearsi troppe aspettative. Se si riesce a trovare la persona giusta bene, altrimenti si può cercare altrove. Più che come la soluzione ai propri problemi, va visto come un allenamento per imparare ad interagire con gli altri, nella speranza di trovare prima o poi la persona giusta.

 

Chatta che ti passa, resoconti tragicomici a lieto fine sul web

di Roberto Zadik

Inizialmente ero diffidente e pensavo “se già non riesco dal vivo figuriamoci su una chat!” ma lo stesso, per il mio curioso ottimismo, mi gettai nelle rapide del web. Era il lontano 2005 e pensavo fosse noioso stare ad aspettare la risposta per ore o forse giorni di una serie di sconosciute che non vivevano magari nemmeno in Italia. Ma alla fine una di esse è diventata mia moglie. Mi capitò un po’ di tutto, in quei mesi di “vagabondaggio virtuale” che dava anche dipendenza e assuefazione e la chat era un delizioso mondo parallelo. Vista l’assurdità di certi personaggi, non si sapeva quale fosse il confine fra divertimento e masochismo, fra la gente particolare e i casi umani, mentre ero in cerca di una persona seria che non fosse troppo barbosa o di un tipo divertente che non fosse una eterna bambina. Conobbi di tutto nella grande giungla delle chat. Passai da finte “donne fatali” che poi si rivelavano dei frigobar ambulanti, a timide stravaganti che, sposate con figli, cercavano sfogo nella “civetteria impossibile” e mandavano scaffalate di cuoricini col copia incolla e frasi sdolcinate. Una mi disse che aveva sbagliato destinatario, rispondendo al telefono a monosillabi. Altre sembravano molto simpatiche e socievoli ma sparivano quando si arrivava al fatidico “quando ci vediamo?”. Silenzio, buio, suspence e alla fine… picche!. Ricordo ancora oggi alcune situazioni fra il grottesco e l’inquietante. Una tizia mi terrorizzò, dicendo che faceva colazione nel cuore della notte mangiando voracemente piattoni di insalata di zucchine con lo yogurt, pensai “che schifo”! Un’altra invece si fingeva interessante, dicendo di essere la più corteggiata della sua compagnia, ma poi mandò solo la foto del suo ragazzo; un’altra voleva stupirmi dicendo di guadagnare somme incredibili grazie al suo talento lavorativo ma poi ho scoperto che era disoccupata da anni. E che dire di una che mi ha inviato una foto bellissima e poi mi ha detto che era lei a venticinque anni … ma ora ne aveva quaranta in più! Il massimo del minimo fu un signore anziano che per solitudine mi mandò la foto di una modella brasiliana ma a quell’appuntamento venne solo lui, col suo cappotto e gli occhiali da sole a metà dicembre. Inutile dire che scappai inorridito, altro che top model, il top dell’assurdo! Una invece sosteneva di dedicarsi professionalmente alla stregoneria e che quello fosse il suo unico interesse; un’altra diceva di suonare la batteria in una band heavy metal. E che dire dei profili inventati, dei photoshop, delle tante donne che si fingevano “regine del corteggiamento” mentre erano molto bloccate; di quelle che invece ti bloccavano dopo averti chiesto l’amicizia… E poi le schede senza foto, come quella che mise la mia futura moglie. La chat si rivelò provvidenziale, rafforzai il mio senso religioso quando, dopo due anni di esperienze surreali, la conobbi e alla fine pensai “non è poi così male” (anzi, è meravigliosa!) e poi dal computer passai alla vita reale, superando il confine della realtà virtuale con le gioie e gli ostacoli della quotidianità.