Diario di un viaggio unico: lo Ye’ud Future Leader Training

Giovani

di Naomi Stern

yeud1GERUSALEMME – Il secondo giorno della Ye’ud Future Leader Training si è aperto con una lezione dello psicologo Dan Wiesenfeld. Dopo aver fatto rompere la normale formazione dei banchi a ferro di cavallo lo psicologo ha invitato i ragazzi ha creare un semicerchio con le sedie. È quindi iniziato il primo esercizio.

Il primo esercizio è consistito, con 30 secondi di tempo, nel disporsi sulle sedie in ordine di compleanno, senza possibilità di parlare. Un esercizio particolarmente complicato, anche perché, provenendo da Milano, Roma Firenze e Trieste, non si conoscevano le rispettive date di nascita. Con una serie di tecniche, pur essendo in 17 ragazzi siamo riusciti a disporci in ordine corretto. Un risultato del 100% che molto raramente si ottiene.

La strategia risolutiva del problema che abbiamo adottato non è stata un’ottima soluzione. Le tecniche della comunicazione alternative, che potevano andare a convergere sulla scrittura, non sono infatti state utilizzate per una serie di bias, di euristiche, di strategie mentali che tutti noi abbiamo pur essendo clamorosamente sbagliate.

Questi bias hanno indotto i nostri cervelli ad escludere un panorama molto più vasto rispetto a quello che ci era stato detto. Oltre alla parola, è venuto spontaneo a tutti di non scrivere.
yeud3Il secondo esercizio è consistito nel passarci a vicenda una pallina da tennis. Dopo un tempo iniziale di 18,89 siamo passati da a 3,80 secondi affrontando una serie di cambiamenti e di studi strategici per abbassare il più possibile il tempo di passaggio.

Il concetto che alla fine delle due ore di lezione è passato è che un team crea un’intelligenza collettiva superiore alla somme delle intelligenze di tutti coloro che lo formano.

La mattinata è proseguita con l’intervento di Eliana Gurfinkiel che ci ha proposto una fotografia del panorama politico israeliano a pochi giorni dalle elezioni e che, con una carrellata di date, ci ha disegnato la storia politica dal primo congresso sionista di Herzl del 1897 ad oggi. È emerso che da sempre esistono tre problemi: quello della sicurezza dello stato israeliano, quello dell’economia e quello della separazione tra religione e stato. Quest’ultimo problema sembra essere al centro dei dibattiti in questi ultimi giorni prima delle elezioni.

Ha concluso la mattinata il corrispondente dell’ANSA da Israele, Massimo Lomonaco. Lomonaco ha approfonditamente spiegato come si muove l’ANSA in un territorio complicato come quello israeliano. “L’approccio che abbiamo è di dare un’informazione su che cos’è Israele a un lettore medio italiano. L’informazione su Israele dovrebbe raccontare quello che è veramente Israele, il paese reale. Si trova una categorizzazione sbagliata sulla stampa. L’ottica con cui si vede Israele è profondamente diversa rispetto a quella che c’era 20 anni fa. I media e l’informazione sono molto più attenti”.

Alle 15:00, dopo un rapido pranzo, abbiamo conosciuto Milton Levinson, un americano che all’età di 16 anni ha deciso di trasferirsi in Israele, di entrare nell’esercito e di fondare qui la sua famiglia. Lenvinson ci ha parlato di Business e di Hi-tech entrepreneurship con una particolare attenzione per le azioni di attivismo sociale.

Daniel Segre ha continuato la nostra giornata di formazione parlando di leadership per la comunità. Dopo aver fatto diversi esercizi di presentazione di noi stessi sono emersi diversi concetti fondamentali. Positive think: un concetto che si può racchiudere nelle singole frasi “sono sincero con me stesso, decido cosa non e cosa voglio fare. La mia attitudine deve essere tale per cui quando entro in un ambienti, lo faccio in modo positivo. Quando non riesco a fare qualche cosa, o faccio qualcosa ma non mi riesce, la devo vedere come un’opportunità per crescere, per capire”.

Alex Zarfati, amministratore e curatore della comunicazione del Padiglione di Israele di EXPO 2015, ha condotto la lezione serale parlando del ruolo dei social media oggi. Zarfati ci ha fatto capire quanto un prodotto legato all’ebraismo o a Israele sia difficile da vendere e da comunicare. Israele offre contenuti che possono diventare virali in maniera esponenziale. Questo porta vantaggi ma anche svantaggi. Usando i vari social network, è importante avere coscienza di tutto questo e in particolare dell’utilizzo di contenuti, linguaggi e terminologie adatte e funzionali ai vari canali a cui ci riferiamo.

Israele ora è vista come la nazione delle start-up. Nella sua comunicazione offre una visione fresca, giovane, diretta e dinamica. Si va a cercare quello che ci unisce rispetto a quello che ci divide. Si trasforma la comunicazione negativa in attiva e coinvolgente per il nostro target.

Con questo studio approfondito delle tecniche di comunicazione si è chiusa questa seconda ed intensissima giornata di training.