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Milano, città aperta

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Che succede a Milano? A cosa stiamo assistendo, più o meno distrattamente? In poche ore ne abbiamo viste di tutti i colori. Una libreria gay è stata coperta di scritte insultanti e aggressive. Un circolo dell’estrema destra cittadina è stato preso di mira e incendiato. La moschea di via Jenner ha ricevuto la sua dose di minacce. Infine il cosiddetto “quartiere cinese” di via Paolo Sarpi è stato teatro di una rissa furibonda fra forze dell’ordine e milanesi di origine orientale che si sentono oppressi dalle multe dei vigili. Sono bastate poche giornate per incrinare paurosamente il mito della metropoli moderna e civile, della capitale morale che apre le sue porte a tutti, della città multiculturale e tollerante.
Noi ebrei abbiamo tutte le ragioni di preoccuparcene. Non solo gli antisemiti, non solo i negazionisti, non solo gli estremisti che vorrebbero veder prevalere negli equilibri mediorientali le forze della distruzione e della dittatura, sono i nostri nemici. Ma tutti coloro che congiurano per rendere l’aria irrespirabile e la società che ci circonda sempre più frammentata e intollerante.

Astorre Mayer, il coraggio di ricostruire

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Ci sono dei momenti o delle situazioni in cui per una serie di circostanze il salto nel passato è così intenso da sembrare quasi reale.
Questa è la sensazione che io e probabilmente molte altre persone del pubblico abbiamo percepito quando si è svolta la giornata di studio in memoria di Astorre Mayer nel centenario della nascita.
L’ evento, svoltosi presso il Museo di Storia Contemporanea, è nato per una iniziativa congiunta dell’ Associazione Italiana Amici dell’Università di Gerusalemme, del Dipartimento di Scienze della Storia dell’ Università degli Studi di Milano e dal
Dipartimento di Studi Ebraici dell’ Università Ebraica di Gerusalemme.
Evocare la figura di una persona come Astorre Mayer, non era né facile né tantomeno banale. Il rischio di scivolare nella retorica incensante era grande, ma d’altro canto il personaggio era di tale statura che l’ evocazione non poteva limitarsi al banale.
ALL’INTERNO INTERVISTE E INTERVENTI DI ANNA MARIA FINOLI E SYLVIA SABBADINI, ORGANIZZATRICI E CURATRICI DELLE MANIFESTAZIONI

Il Presidente e la Memoria

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Perché il presidente Napolitano ha voluto parlare di antisionismo proprio nel Giorno della Memoria?
Perché ha voluto legare, con così tanta forza

Il Quirinale smaschera l’antisemitismo

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Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è messo a parlare come Yasha Reibman. Anche il Quirinale, ormai, dietro tanto antisionismo, dietro alla critica preconcetta nei confronti dello Stato di Israele, vede come non si nasconda altro che il vecchio antisemitismo. Si tratta di una considerazione molto importante. E per due motivi. Perché viene dalla massima autorità dello Stato.
E perché viene da un esponente di punta di una sinistra nostrana che in attesa di sapere cosa vuole fare da grande fra antisionismo e antisemitismo non ha mai smesso di equivocare.