Sotto la minaccia del terrorismo l’Europa è come Israele: e non c’è più posto per le ideologie

Taccuino

di Paolo Salom

Riprendo il mio dialogo sul lontano Occidente dopo una lunga estate. Un’estate di violenze, attentati e tanto smarrimento. Appare in crisi la Gran Bretagna, travolta dalla sua stessa arroganza, dall’idea di poter fare a meno dell’Europa. Ma anche la Germania, fino a ieri isola della stabilità, e ora senza una maggioranza definita nelle urne e con una destra estrema per la prima volta in forze nel Parlamento. Il tutto mette continuano assalti e omicidi al grido “Allahu Akhbar”, “Allah è il più grande”: due ragazze poco più che adolescenti uccise da un arabo nella stazione di Marsiglia, arabo poi “neutralizzato” dai soldati di pattuglia (nessuno si permetta più di mettere all’indice Israele per i suoi metodi di difesa dai lupi solitari).

E poi c’è la Spagna, o dovremo parlare di Catalogna?, teatro di un tragico attentato  prima e di una vampata di violenza scatenata in occasione del referendum sull’indipendenza, giudicato “illegittimo” da Madrid e per questo vietato. Le scene mostrate dalle riprese ai seggi hanno testimoniato come la Guardia Civil abbia utilizzato metodi addirittura brutali per impedire il voto: proiettili di gomma, calci e pugni distribuiti senza guardare in faccia nessuno, persone di qualunque età buttate giù dalle scale negli edifici adibiti a sedi elettorali. Attenzione, non entriamo nel merito della questione. Ovvero: non ci permettiamo di giudicare se le aspirazioni di indipendenza dei catalani siano legittime né se la volontà unitaria di Madrid abbia un fondamento preminente. Quel che ci preme sottolineare, qui, è la piega che hanno preso gli eventi.

Di fronte all’eventualità che un referendum dimostrasse la reale volontà della Catalogna, i responsabili del governo centrale sono passati alle vie di fatto portando il Paese in un clima di guerra civile.

È questa l’Europa che per decenni ha impartito lezioni a Israele alle prese non con una “secessione pacifica” ma con una rivolta armata (Intifada uno e due), se non una vera e propria aggressione a colpi di missili (Gaza) capace di mettere in pericolo la sua esistenza? E che dire delle reprimenda per “l’uso eccessivo” della forza di fronte a sanguinosi attentati a colpi di coltello, pistole, mitragliette, auto e via discorrendo?

La realtà, comunque la si pensi, è più forte di qualunque ideologia. Di fronte a eventi incontrollabili, gli uomini di governo reagiscono come possono, guidati da cultura e capacità diseguali. Dunque il lontano Occidente, messo alle strette, si dimostra al di sotto delle sue stesse aspirazioni, dei suoi stessi standard politici e umani.

Non pretendiamo che tutti coloro che fino a ieri si sgolavano per criticare lo Stato ebraico impegnato a difendere la propria esistenza riconoscano l’assurdità – e l’ipocrisia – delle proprie posizioni. In futuro ci basterebbe soltanto un po’ di silenzio. Ma non ci facciamo troppe illusioni.