Cosa unisce l’afroamericano Kanye West e il suprematista bianco Nick Fuentes? L’odio delirante verso gli ebrei

Taccuino

di Paolo Salom

[Voci dal lontano occidente] Devo confessarvi che raccontare quello che accade nel lontano Occidente sta diventando di giorno in giorno più difficile. È davvero una sfida, se non altro per distinguere ciò che è serio e meritevole di essere riportato e discusso da quanto invece appartiene più alla sfera della stupidità umana, dunque adatto al cestino della Storia e perciò da ignorare senza esitazioni. Prendiamo, giusto per intenderci, il caso del rapper americano Kanye West (Ye, secondo il suo ultimo cambio di nome). L’artista ha recentemente insistito nel descrivere la sua ammirazione per Adolf Hitler. Ha spiegato che ogni essere umano ha aspetti positivi e dunque persino il Führer, che peraltro non ha commesso tutto quello che gli addossano, ha fatto anche “cose buone” durante la sua vita.

Ora, Kanye West probabilmente ha bisogno di consultare un medico dell’anima. Forse non si è mai ripreso dal divorzio con Kim Kardashian, prototipo delle influencer di questa nostra era del futile indispensabile. Forse. Resta il fatto che il suddetto artista è un personaggio noto in tutto il lontano Occidente (e oltre), quello che lui dice e fa viene osservato e imitato da chi lo considera un modello (!). Basti pensare che un ex presidente degli Stati Uniti, di cui preferirei non fare il nome, lo ha invitato a cena nella sua magione in Florida. E il simpatico “Ye” non è arrivato solo, bensì accompagnato da un noto suprematista bianco, tale Nick Fuentes, un signore che afferma con serenità che “l’Olocausto è un’invenzione, non è mai accaduto”. Dunque, vedete, un afroamericano si accompagna con un razzista da Ku Klux Klan e loda l’inventore della “razza eletta” che non poteva che essere ariana e bianca… Un episodio più adatto a un programma satirico che alla realtà. Eppure è andata proprio così.

Come è vero che negli Stati Uniti l’antisemitismo si sta trasformando da fenomeno residuale a vera e propria emergenza. Esistono, in quel Paese, persino i cosiddetti Black Israelites, ovvero una setta di afroamericani autoproclamatisi gli “ebrei autentici” che odiano gli ebrei veri e si rifanno a teorie di superiorità razziale capaci di superare persino quelle hitleriane. I social, manco a dirsi, sono travolti da invettive anti sioniste, perché è ovvio, chi c’è di più cattivo al mondo di Israele? Tanto che c’è quasi da ripensare con terrore agli anni Trenta, quando la furia antisemita era chiaramente in crescita e si parlava apertamente di “liberarsi una volta per tutte degli ebrei”.

Che cosa sta accadendo quindi al lontano Occidente? Possibile che a cicli alterni non trovi di meglio che sfogare le proprie frustrazioni, le incertezze, le crisi sempre sullo stesso gruppo umano (noi)? In tutto questo lasciatemi dire: cosa saremmo oggi se non fosse avvenuto il miracolo della rinascita di Israele? Voi credete davvero che saremmo stati lasciati tranquilli? No, Israele non c’entra nulla con il ritorno dell’odio anti ebraico. Piuttosto è una assicurazione, letterale, per la vita.