Un ricordo di Rav Gershon Garelik zz’l

di Donato Grosser, da New York

Sabato 13 febbraio è deceduto a Brooklyn rav Gershon Garelik. Il rabbino Garelik arrivò a Milano con la moglie Bassie, nel dicembre del 1958. Rav Garelik fu uno dei primi shelichìm inviati dal Rebbe Menachem Mendel Schneerson all’estero e venne a Milano a sostituire rav Mordechai Hakohen Perlow che aveva servito la comunità ashkenazita della città dal 1950 nella sinagoga di Via Cellini 2.

Rav Garelik era nato in Crimea il 14 maggio del 1932 (8 Yiar 5692), dove il padre era shalìach del Rebbe Yosef Yitzchak Schneerson, in uno dei periodi peggiori della dittatura stalinista. Il padre, rav Chaim Meir Garelik (con il figlio Gershon nella foto, da Beis Moshiach, n. 801), faceva parte di un gruppo di chassidìm che mandava i figli a studiare nelle yeshivot clandestine, nonostante i rischi di essere scoperti e esiliati in Siberia, o fucilati. Durante la Seconda Guerra Mondiale il giovane Gershon Garelik studiò nella yeshivà clandestina a Samarcanda nella classe di rav Michael Teitelbaum insieme con Berel Zaltzman che in un suo libro descrisse le sue esperienze di quegli anni (Zaltzman, Hillel, Samarkand, New York, Chamah, 2015, p. 637). La vita sotto il regime di Stalin fece di questi giovani degli uomini di ferro, disposti a tutto pur di rimanere fedeli alla Torà.

Nell’immediato dopoguerra la maggior parte della famiglia  Garelik riuscì a uscire dall’Unione Sovietica mischiandosi con gruppi di ebrei polacchi che avevano trovato rifugio in Russia durante l’invasione tedesca e che potevano legalmente tornare al paese d’origine (Zalmanov Yocheved, Beis Moshiach, n. 799-802, “My Escape from Russia”)

Durante la loro shelichùt a Milano, rav Garelik e sua moglie riuscirono a creare scuole e istituzioni e ad avere un forte impatto nella comunità anche grazie all’arrivo successivo di altri shelichìm, primo fa gli altri rav Moshe Lazar, ad mea ve-esrim.

Rav Garelik fece impressione sia presso gli ebrei milanesi che con i non ebrei. Durante una visita a casa Garelik, la custode dello stabile di Via Uberti 41 dove abitava la famiglia, mi disse: “Lei va dal rabbino Garelik? Quell’uomo è un santo”!  Anche il Corriere della Sera scrisse di rav Garelik, quando partito da Milano, il 25 giugno 1971, per un ritardo del volo, l’aereo arrivò  all’aeroporto Kennedy di New York di  venerdì sera troppo tardi per prendere un taxi e andare a Brooklyn. Rav Garelik percorse a piedi i 16 chilometri tra l’aeroporto e il rione di Crown Heights dov’era la sede dei chassidim di Chabad. L’articolo del 27 giugno, riportava il titolo “Un rabbino di Milano fa a piedi 16 chilometri” e scriveva: “Il rabbino Gershon Garelik di Milano giunto all’aeroporto Kennedy di Nuova York venerdì scorso dopo il tramonto, ha percorso a piedi, sotto la pioggia, i 16 chilometri fra l’aerostazione e il centro di Brooklyn […]  scortato da una autoradio della polizia […]. La camminata è durata più di quattro ore (ANSA-Reuter)”.

Fin da giovane nell’Unione Sovietica, rav Garelik aveva imparato a non fare compromessi con la Torà e ad avere assoluta fedeltà al Rebbe di Lubavitch. Queste caratteristiche rimasero con lui per il resto della sua vita.

Che il suo ricordo sia di benedizione.

 

Nella foto in alto: Rav Garelik con la moglie Bessie in via Guastalla, durante la Maratona di solidarietà a Israele ( © – E_Moscati). Rav Garelik giovane con il padre;  foto di un trafiletto dal Corriere della Sera che Bernardo Grosser  z’l aveva conservato tra le sue carte; un poster che fu esposto nelle carrozze della metropolitana di New York prima della festa di Pesach diversi anni fa.