Il giornalista americano ebreo Daniel Pearl

Rilasciati i presunti killer di Daniel Pearl. Sotto choc i familiari: «Una beffa totale». L’indignazione della Casa Bianca

di Marina Gersony
«Un affronto a tutte le vittime del terrorismo». È la reazione indignata dell’amministrazione Usa per il rilascio da parte delle autorità pachistane dei quattro presunti assassini di Daniel Pearl, il giornalista americano  e corrispondente di origini ebraiche del Wall Street Journal, sequestrato e ucciso nel 2002 a Karachi da un gruppo di fondamentalisti islamici con l’accusa di essere un agente della CIA. Una vicenda, quella di Daniel Pearl, che ha sconvolto l’opinione pubblica segnando una fase critica nella storia dello jihadismo mondiale nel periodo degli attentati dell’11 Settembre. La richiesta del rilascio era stata avanzata a fine dicembre.

Tra i quattro liberati dalla Corte suprema pakistana, massimo organismo giuridico del Paese, figura anche Ahmed Omar Saeed Sheikh, il terrorista britannico di origini pakistane considerato il principale sospettato di aver rapito e barbaramente ucciso il reporter americano. Saeed fu arrestato dalla polizia pakistana il 12 febbraio 2002 a Lahore e condannato a morte, condanna annullata nel 2020 da un tribunale dell’antiterrorismo pakistano. Condannati invece all’ergastolo gli altri tre presunti assassini, poi assolti in appello (la famiglia di Pearl aveva fatto ricorso alla Corte suprema). Prima di decidere l’attuale rilascio dei quattro, il giudice Musher Alam ha dichiarato: «Se non ci sono altri casi contro gli accusati, dovrebbero essere rilasciati immediatamente».

Sotto choc la famiglia del reporter ucciso che ha definito la decisione della Corte una parodia della giustizia: «Una beffa totale – hanno scritto i familiari sui social – . Il rilascio di questi assassini mette in pericolo i giornalisti di tutto il mondo oltre al popolo pakistano. Chiediamo al governo pakistano e a quello americano di intervenire per correggere quest’infamia».

A sua volta l’amministrazione Biden, come ha dichiarato la portavoce Jen Psaki, ha chiesto alla Corte di Islamabad di poter esaminare l’opzione di consentire agli Usa di perseguire gli accusati.

Sul caso Pearl il filosofo Bernard-Henri Lévy ha scritto il libro Qui a tué Daniel Pearl? (Grasset, 2003), edito in Italia da Rizzoli con il titolo Chi ha ucciso Daniel Pearl?. A sua volta la moglie di Pearl, Mariane, ha scritto l’autobiografia Un cuore grande, a cui si è ispirato il film prodotto da Michael Winterbottom, A Mighty Heart. Il ruolo della vedova Pearl, all’epoca dei fatti incinta di sei mesi, è stato interpretato da Angelina Jolie.  Infine, il compositore statunitense Steve Reich ha scritto nel 2006 le Daniel Variations in memoria del giornalista ucciso, commissionate dal padre di Daniel, Judea Pearl e dalla Daniel Pearl Foundation, insieme al Barbican Centre.