Papa Francesco in udienza con una delegazione del Simon Wiesenthal Center

Papa Francesco condanna la recrudescenza dell’antisemitismo nel mondo

di Ilaria Ester Ramazzotti
“Non mi stanco di condannare fermamente ogni forma di antisemitismo”. Così ha detto Papa Bergoglio ricevendo in udienza una delegazione del Centro Simon Wiesenthal in Vaticano lo scorso 20 gennaio.

“Voi contribuite in modo particolare a mantenere viva la memoria dell’Olocausto. Tra una settimana, il 27 gennaio, si ricorderà il 75° anniversario della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Lì, nel 2016, sostai per interiorizzare e per pregare in silenzio – ha introdotto Papa Francesco -. Oggi, assorbiti nel vortice delle cose, fatichiamo a fermarci, a guardarci dentro, a fare silenzio per ascoltare il grido dell’umanità sofferente. Il consumismo odierno è anche verbale: quante parole inutili, quanto tempo sprecato a contestare e accusare, quante offese urlate, senza curarsi di quel che si dice. Il silenzio, invece, aiuta a custodire la memoria. Se perdiamo la memoria, annientiamo il futuro. L’anniversario dell’indicibile crudeltà che l’umanità scoprì settantacinque anni fa sia un richiamo a fermarci, a stare in silenzio e fare memoria. Ci serve, per non diventare indifferenti”.

“Preoccupa l’aumento, in tante parti del mondo, di un’indifferenza egoista, per cui interessa solo quello che fa comodo a se stessi – ha proseguito -: la vita va bene se va bene a me e quando qualcosa non va, si scatenano rabbia e cattiveria. Così si preparano terreni fertili ai particolarismi e ai populismi, che vediamo attorno a noi. Su questi terreni cresce rapido l’odio. L’odio. Seminare odio. Ancora recentemente abbiamo assistito a barbare recrudescenze dell’antisemitismo. Non mi stanco di condannare fermamente ogni forma di antisemitismo – ha sottolineato. Per affrontare il problema alla radice, dobbiamo però impegnarci anche a dissodare il terreno su cui cresce l’odio, seminandovi pace. È infatti attraverso l’integrazione, la ricerca e la comprensione dell’altro che tuteliamo maggiormente noi stessi. Perciò è urgente reintegrare chi è emarginato, tendere la mano a chi è lontano, sostenere chi è scartato perché non ha mezzi e denaro, aiutare chi è vittima di intolleranza e discriminazione”.

“La Dichiarazione Nostra aetate (cfr n. 4) sottolinea che noi, ebrei e cristiani, abbiamo un ricco patrimonio spirituale comune che dovremmo scoprire sempre più per metterlo al servizio di tutti”.