“Noi, gente di Gaza, ostaggi di Hamas”. Parla un giornalista della striscia

di Anna Balestrieri
Il giornalista di Gaza Sami Obeid ha dichiarato che “è stufo che Hamas decida la mia vita”. In un’intervista con Ynet da Rafah, dove si è rifugiato per sfuggire ai bombardamenti, ha dichiarato: “Sanno che stanno causando un danno immenso ai residenti. La gente qui non ha nulla nella vita. Hamas non si preoccupa di questi residenti. A Hamas non importa né degli ostaggi israeliani né dei residenti di Gaza”, ha detto.

La personalità

Dal 1997, Sami Obeid, 65 anni, è spesso apparso sui media israeliani come commentatore politico, offrendo spunti di riflessione originali e controcorrente circa la situazione a Gaza. Ha vissuto a Tel Aviv negli anni ’80 e parla correntemente l’ebraico. Oltre al giornalismo, ha svolto diversi lavori, tra cui quello di istruttore di guida e perito immobiliare.

Obeid appartiene a una generazione di abitanti della Striscia che fu libera di spostarsi e viaggiare tra Israele e Cisgiordania, a seguito dell’annessione dell’allora territorio egiziano da parte di Israele nel 1967. Gli anni successivi alla Seconda Intifada hanno visto un inasprimento delle restrizioni di movimento. Lo sgombero della Striscia dalle colonie ebraiche, con la successiva ascesa di Hamas nel 2007 e l’embargo hanno drasticamente modificato le condizioni di vita di una popolazione cresciuta da 1,4 milioni nel 2007 a 2,3 milioni nel 2023. Quasi la metà degli abitanti ha meno di 18 anni.

La condizione dei palestinesi a Gaza dopo il 7 ottobre

In una recente intervista con The Times of Israel, Obeid ha discusso delle difficoltà di Gaza, della percezione che la gente ha di Hamas e delle loro speranze per il futuro. Crede che la migliore speranza degli abitanti di Gaza risieda nell’annessione a Israele, formando un unico paese per ebrei e palestinesi. La predilige rispetto a una soluzione a due Stati, prevedendo altrimenti un conflitto perpetuo.

Descrivendo le terribili condizioni sociosanitarie a Rafah, dove attualmente risiede, denunciando la carenza di beni di prima necessità, Obeid fa luce sulla realtà affrontata dai palestinesi che cercano di lasciare Gaza, evidenziando le tangenti esorbitanti che devono pagare agli intermediari di Hamas per attraversare il confine con l’Egitto. La disperazione degli abitanti di Gaza che cercano rifugio dal conflitto e dalle difficoltà economiche, nonché dalle limitazioni imposte dai vicini stati arabi, si scontra con il prezzo di mazzette che superano i cinquemila dollari a persona, cifra incompatibile con le possibilità economiche della maggior parte dei residenti. I palestinesi non cercano rifugio in altri paesi arabi per mancanza di fiducia in un’assistenza degli stati vicini. I beni di prima necessità costano troppo e ci sono ladri che rubano gli aiuti umanitari.

Il futuro di Gaza

Per quanto riguarda il futuro di Gaza, Obeid spera in una rapida fine del conflitto e suggerisce di utilizzare le riserve di gas di Gaza per garantire all’enclave stabilità economica. Dubita della cacciata di Hamas, sottolineando la mancanza di alternative e la presenza radicata del gruppo. La sua valutazione secondo cui il 90% della popolazione di Gaza non sostenga Hamas è personale e non è supportata da nessuna delle statistiche pubblicate negli ultimi mesi, ma è radicata da tempo nella visione del giornalista.

Obeid esprime il desiderio di una coesistenza pacifica tra israeliani e palestinesi, citando le sue esperienze positive vissute tra gli israeliani a Tel Aviv. Immagina un futuro condiviso, sottolineando la comunanza nella fede e nella storia. “Penso che la stragrande maggioranza della popolazione di Gaza voglia vivere come i palestinesi del 1948 [un termine comune in arabo per “arabi israeliani”]”, ha detto nell’intervista. “Creiamo un paese e noi [palestinesi] vivremo insieme a voi. Non c’è altra soluzione. L’alternativa è la guerra senza fine e gli omicidi, le vedove e il dolore.”

Il giornalista palestinese sostiene l’annessione di Gaza da parte di Israele come una soluzione pragmatica, preferendola a una soluzione a due Stati considerata impraticabile. Crede che l’annessione, accompagnata dalla cittadinanza per gli abitanti di Gaza, offra un percorso più praticabile verso la pace rispetto al mantenimento di stati separati.