Vignette antisemite: la mostra in una galleria d’arte a Teheran

Mondo

di Malka Letwin
La maggior parte delle 82 vignette contiene simboli e oggetti ebraici deformati in caricature palesemente antisemite. La mostra ispirata alla visione dell’Ayatollah Ali Khamenei è un chiaro riferimento alla guerra dell’Iran contro Israele e Stati Uniti

 Ci sono topi, serpenti e diavoli. Immagini raccapriccianti che danno del filo da torcere alla propaganda de I protocolli dei Savi di Sion e a quelle nefaste del nazifascismo. La mostra dai toni antisemiti, intitolata Muzzle, è stata da poco inaugurata presso la Galleria Abolfazl Aali dell’Art Bureau di Teheran.

Le 82 vignette sarebbero state realizzate durante i 12 giorni di guerra tra Israele e Stati Uniti contro l’Iran. Il curatore dell’esposizione, Seyyed Masoud Shojai Tabatabai, ha elogiato nel suo discorso di apertura «il ruolo vitale dell’arte satirica», dicendo che «molte delle opere d’arte esposte affondano le radice nel nostro leader», ovvero la Guida suprema iraniana, l’Ayatollah Ali Khamenei.

In una delle vignette vediamo rappresentato un edificio colpito da un missile, con presente una caricatura antisemita di un ebreo ortodosso che urla “Aiuto!”.

Compaiono anche molte illustrazioni che menzionano Tel Aviv, altre raffiguranti simboli ebraici tramutati in toni esplicitamente violenti. Il fumettista Mohammad Hosein Niroumand ha disegnato il candelabro di Hanukkah che si trasforma in un razzo, in un’altra raccapricciante vignetta ha raffigurato una Stella di David formata da un serpente con la scritta “Amo la morte”.

Complessivamente, come riporta il Jerusalem Post, la narrazione è quella dell’Iran tratteggiato come un nobile difensore del suo popolo in lotta contro Stati Uniti e Israele, in una sorta di guerra santa o giusta. «Le opere presentate sono più che semplici caricature. Sono un riflesso dello spirito nazionale che si rifiuta di arrendersi a minacce o disinformazione. Riecheggiano le parole del leader, sottolineando che l’Iran non cerca il conflitto, ma risponderà con decisione se attaccato», si legge dal comunicato.

I temi antisemiti sono presenti in quasi tutte le opere e sia Israele che gli Stati Uniti sono rappresentati in modo grottesco ed esagerato. Non manca nemmeno la famosa mano ebraica – della più propalata teoria cospirazionista – che muove il mondo. Si vedi infatti Rafael Grossi, direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, sorretto da un braccio sulla cui manica è disegnata una Stella di David con scritte le parole “America”, “UE”, “AIEA”, per suggerire che sarebbero gli ebrei e Israele a muovere i fili del mondo.

Troviamo anche la terribile figura confusa di un ebreo/israeliano con le sembianze di un topo disgustoso, un riferimento caricaturale che risale alla Germania nazista nel film del 1940 L’ebreo eterno, dove vengono paragonati gli ebrei di un ghetto ai topi in una fogna.

Le altre opere raffigurano la bandiera israeliana, il primo ministro Benjamin Netanyahu e l’immagine del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, raffigurato come un clown ipocrita e assetato di potere in un’immagine e in un’altra, terribile, mentre porta in grembo il feto un bambino dalle sembianze di un diavolo, con in mano una stella di David rossa al posto di un forcone, con la scritta: “Terrorista internazionale, feto malvagio”.

 

Solo in una vignetta si nota chiaramente l’immagine di un soldato delle IDF, con la corporatura minuta di un neonato con addosso un pannolino. Un insulto ripreso dal portavoce di Hamas Abu Obeida, quando all’origine della guerra tra Israele e Gaza nel 2023 affermò: «Le IDF sono forse l’unico esercito al mondo che indossa pannolini, più precisamente Pampers».

Il soldato in questione appare nella vignetta mentre scrive “Dal Nilo all’Eufrate”, dove il nome “Eufrate” è cancellato e sostituito con “Caspio”. Un altro luogo comune per dire che gli ebrei vogliono conquistare il Medio Oriente, includendo anche l’Iran.

Immagine in alto: Arte antisemita in una galleria di Teheran dopo la guerra tra Israele e Iran. (Crediti fotografici: Screenshot/Foad Ashtari/Mehr News Agency – via Jerusalem Post)