Una collina per Ariel Sharon

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È in corso di realizzazione a Hiriya. Vicino all’aeroporto Ben-Gurion di Tel Aviv, sorgerà un parco dedicato ad Ariel Sharon. Un fatto singolare, non solo perché l’ex primo ministro è ancora vivo, ma soprattutto perché il sito scelto coincide con la più grande discarica del paese, utilizzata dal 1952 al 1998.
La riconversione della collina di rifiuti di Hiriya fa parte del più vasto Ayalon Park Plan, promosso proprio dal governo di Ariel Sharon nel 2004: un sistema di nuovi spazi pubblici e ricreativi che verranno insediati nei prossimi anni nella valle del fiume Ayalon, al centro dell’area metropolitana di Tel Aviv.
Quarantacinque ettari di terreno che verranno definitivamente sottratti all’espansione immobiliare. Un progetto fortemente voluto da Sharon, che in questo luogo aveva combattuto nel 1948 durante la Guerra di Indipendenza.

L’idea di riutilizzare la discarica ha avuto tra i suoi sostenitori anche il direttore dell’Israel Museum, Martin Weyl, che è stato tra gli ispiratori del metodo di intervento da seguire, affermando che “i rifiuti fanno parte della nostra civiltà e non possiamo nasconderli”.
Il parco di Hiriya è stato in effetti pensato come una sorta di grande parco a tema sul riciclaggio dei rifiuti. Ai piedi della collina sono stati già insediati un frantoio per il recupero degli inerti dalle demolizioni, un impianto per ottenere concime dai rifiuti organici e un sistema di vasche di fitodepurazione.
Appositi pozzi permetteranno inoltre di captare i gas prodotti dalla collina, dai quali si ricaverà l’energia elettrica necessaria per l’illuminazione del parco.

La scelta del progettista è stata l’esito di un concorso internazionale vinto dal gruppo guidato dal paesaggista tedesco Peter Latz, che così descrive il nuovo parco: “da lontano Hiriya sembra quasi una ‘montagna mistica’ nel mezzo della piana del fiume Ayalon. Abbiamo voluto preservare il più possibile questa immagine, creando comunque un nuovo paesaggio, che reinterpreta i caratteri del mondo mediterraneo, insieme a un piccolo lago. Tutto questo sarà invisibile dall’esterno in modo da ottenere un effetto sorpresa al termine della lenta ascesa verso la sommità della collina”.

Per un paese geograficamente compresso come Israele e con un’elevatissima densità abitativa, trasformare una montagna di rifiuti in un paesaggio rinaturalizzato e con nuove funzioni collettive assume un forte significato simbolico. In Israele esiste una consolidata tradizione di disegno e trasformazione del paesaggio, che si esprime non solo in celebri progettisti al confine con la land art, come Shlomo Aronson, ma anche nelle pratiche pluriennali di controllo delle acque e di coltivazione delle aree desertiche del Negev.
Il paesaggio è quindi sempre stato considerato non come un dato di fatto, ma come una materia fluida, da rimodellare in base alle esigenze di una società in rapida espansione.

I limiti territoriali e in particolare la progressiva saturazione del Gush Dan, nel quale è concentrato oltre il trenta per cento della popolazione israeliana, impongono in effetti un attento controllo delle risorse territoriali e anche l’invenzione di nuovi paesaggi, come il riuso delle discariche o di altri spazi marginali.

Per maggiori informazioni sul progetto in corso: Hiriya