di Anna Balestrieri
Dopo un incontro alla Casa Bianca con Donald Trump, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto una conferenza stampa con circa 200 giornalisti, durante la quale ha illustrato i punti chiave della loro discussione. L’incontro ha toccato temi cruciali come il conflitto a Gaza, il ruolo dell’Iran e il futuro della regione, evidenziando un forte allineamento tra i due leader.
Netanyahu ha elogiato l’ex presidente americano, definendolo “il più grande amico che Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca”, e ha ricordato i successi della sua prima amministrazione, tra cui l’uscita dall’accordo sul nucleare iraniano, gli Accordi di Abramo e lo spostamento dell’ambasciata USA a Gerusalemme.
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La guerra a Gaza e l’asse Israele-USA
L’ipotesi di un ruolo USA a Gaza
“Saremo responsabili dello smantellamento di tutte le pericolose bombe inesplose e di altre armi presenti nel sito, della rimozione degli edifici distrutti, del livellamento, della creazione di uno sviluppo economico che fornirà un numero illimitato di posti di lavoro e di alloggi alla popolazione della zona”, ha dichiarato Trump. “Dobbiamo fare qualcosa di diverso. Non si può tornare indietro. Se si torna indietro, finirà nello stesso modo in cui è stato per 100 anni”, ha detto, aggiungendo che altri leader della regione hanno appoggiato la sua idea. “Non dovrebbe subire un processo di ricostruzione e di occupazione da parte delle stesse persone che… hanno vissuto lì e sono morte lì e hanno vissuto un’esistenza miserabile lì”, ha detto Trump a proposito di Gaza. Ha aggiunto che intende visitare l’enclave, così come Israele e l’Arabia Saudita, senza specificare quando.
“Gaza è un inferno in questo momento. Lo era prima che iniziassero i bombardamenti, francamente, e noi daremo alle persone la possibilità di vivere in una bella comunità che sia sicura e protetta”, ha detto. “Non voglio fare il carino, non voglio fare il saputello”, ha detto Trump e poi ha definito Gaza come potenzialmente ‘la Riviera del Medio Oriente’. Potrebbe essere qualcosa di così magnifico”.
Non è la prima volta che l’ex magnate immobiliare parla del territorio palestinese in termini di immobili, affermando in ottobre che potrebbe essere “meglio di Monaco”.