Russia, l’assassinio Nemtsov e il disagio degli ebrei

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di Ilaria Ester Ramazzotti

Nemtsov-4L’omicidio di Boris Nemtsov, il politico ucciso a Mosca lo scorso venerdì e di cui si sono svolti il 3 marzo i funerali, ha fatto acuire la percezione di un crescente antisemitismo avvertita negli ultimi due anni da ebrei e da intellettuali russi. Nemtsov, battezzato secondo il rito cristiano ortodosso, era nato da madre ebrea e per questo il suo assassinio ha suscitato timori, ricordi inquietanti e alcune riflessioni.

“Non ho mai nascosto che mia madre è ebrea perché amo mia madre, sono molto in debito con lei”, aveva detto Nemtsov nel corso di una conferenza sull’antisemitismo in Russia nel 1999; “lei mi ha anche coinvolto nella politica – aveva aggiunto -, anche se ora non è felice di questo”. La madre si chiama Dina Eydman, è un medico e ha cresciuto il figlio nella località turistica di Sochi, sul Mar Nero, e nella sua città nativa Nizhni Novgorod, a 250 km a est di Mosca, dove Nemtsov aveva conseguito il dottorato in fisica teorica a 26 anni.

L’omicidio di Nemtsov “è il punto più caldo di in un processo iniziato circa due anni fa, che ha portato l’intellighenzia ebraica a sentirsi più a disagio, come non era mai accaduto nella Russia post-comunista”, ha dichiarato al Jerusalem Post Michael Edelstein, docente all’Università Statale di Mosca e giornalista per la rivista ebraica L’chaim. “L’omicidio ha colpito molto l’intellighenzia ebraica russa perché quasi tutti i leader dell’opposizione liberale sono ebrei o di origine ebraica”, ha poi sottolineato.

Edelstein ha tuttavia osservato che “ci può essere stato un incitamento antisemita nei circoli di estrema destra”, ma che “Nemtsov non era percepito come un ebreo e non è stato attaccato in quanto tale”. Lui stesso, ricorda, aveva raramente lamentato discriminazioni: “La gente tende a giudicare se sei un ladro o un onesto, competente o no”, aveva infatti chiarito nel 2001 a proposito della sua ebraicità.

Nemtsov era conosciuto come oppositore del governo Putin e come il fondatore del partito liberale Parnas. Dal 1987 al 1988, ai tempi della presidenza Eltsin, era inoltre stato vice primo ministro. In un’intervista svolta poche ore prima della sua morte aveva riferito a Newsweek che l’economia russa starebbe crollando a causa della politica di Putin, esprimendosi altresì contro la “costosa guerra fratricida in Ucraina”.

L’omicidio di Nemtsov ha colpito molte persone in tutta la federazione russa, dove in varie città sono state organizzate veglie e marce in sua memoria. Il corteo principale, svoltosi il primo marzo a Mosca, ha contato 60 mila partecipanti.

“Nemtsov era su ogni lista di traditori pubblicata su Internet e andata in onda sulle televisioni di Stato” ha rilevato il giornalista ebreo russo Leonid Bershidsky su Bloomberg View, dopo l’omicidio, aggiungendo che “c’è stata una forte corrente sotterranea di antisemitismo nella campagna denigratoria”.

Dima Zicer, un altro studioso e intellettuale ebreo, domenica scorsa ha sfilato per le vie di San Pietroburgo con altre 10 mila persone, fra cui molti ebrei, in segno di protesta per l’assassinio di Nemtsov perché “questo omicidio e l’incitamento che l’ha preceduto è così sconvolgente che non potevo più rimanere un osservatore”. Zicer ritiene il presidente russo Putin sia responsabile “dell’incitamento selvaggio degli ultimi mesi contro Nemtsov e contro altri esponenti dell’opposizione”.

Tanya Lvova, una madre ebrea di San Pietroburgo e coordinatrice della locale conferenza Limmud ha detto al Jerusalem post che l’omicidio di Nemtsov “non rende la vita più disagevole perché qui è già tanto disagevole quanto possa esserlo”.