“Papà, lascia Hamas. Hai creato un mostro”

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“Amo Israele perchè amo la democrazia”. A pronunciare questa frase è un giovane palestinese di 33 anni che dal 1997 al 2004 ha collaborato con lo Shin Beth. Per tutto quel periodo ha passato informazioni su uomini e azioni terroristiche di Hamas, all’intelligence israeliana. Il suo referente nello Shin Beth era Captain Luay,  al secolo Gonen Ben-Itzhak.  Il giovane palestinese poi si è trasferito negli Stati Uniti, si è convertito al cristianesimo ed ha scritto un libro, “Son of Hamas”, Figlio di Hamas. Si, perchè, Mosad Hassan Yousef – questo il suo nome –  è nientemeno che il figlio di Sheikh Hassan Yousef, fondatore del movimento terroristico di Hamas.

In questi giorni Yousef si trova a Gerusalemme. “Sono venuto per dire alla gente che l’Islam non è una religione di pace, è una religione di guerra” ha detto ai giornalisti che lo hanno incontrato ieri, marted’ì 26 giugno (e con i quali ha non ha voluto parlare arabo).

Yousef sta realizzando un film sulla vita di Maometto basato su una biografia tradizionale dell’VIII sec. scritta da Ibn Ishaq. Ha spiegato che si tratta di un film insolito, prodotto da musulmani “o comunque persone di origine musulmana”. “Questo, spiega, è una novità rispetto ai tentativi anche recenti, compiuti in Europa di affrontare la complessa storiografia su Maometto.”
La scenegggiatura è scritta, il finanziamento garantito, e un attore di fama internazionale ( di cui non ha voluto rivelare il nome) già pronto ad entrare nel ruolo del Profeta. “Se le cose vanno come spero”, dice Yousef, “le riprese dovrebbero cominciare il prossimo anno”. Nel frattempo, aggiunge, “sto portando a termine i lavori del film tratto dalla mia biografia, in cui racconto la storia della mia collaborazione con lo Shin Beth”.
A chi gli chiede cosa direbbe a suo padre se in quel momento si trovasse lì, risponde molto seccamente: “Lascia Hamas. Hai creato un mostro.”

Gonen Ben-Itzhak – l’agente che per quasi dieci anni ha ricevuto da Yousef  informazioni riservate sulle attività di Hamas – lo considerare come un “fratello”. “Dopo che le nostre strade si sono separate, nel 2004, siamo diventati amici”. “Yousef, aggiunge ancora Gonen, ha salvato molte vite e bloccato molti attacchi e penso che noi, come israeliani, dobbiamo dimostrare gratitudine a persone come lui”. “Anche quando lavorava per noi, Yousef è stato sempre contrario allo spargimento di sangue, da entrambe le parti”.

Gonen Ben-Itzhak ha rivelato ai giornalisti che fra i funzionari israeliani vi era molta apprensione per l’arrivo di Yousef in Israele, “temevano per la sua vita, che è ancora in pericolo”, dice, aggiungendo che, proprio per questo gli è stato permesso di entrare senza visto né passaporto.

“La sua è una storia insolita” ha concluso Ben-Itzhak. “Non riesco a ricordare l’ultima volta che un’azione ci sia riuscita così bene”.