“Pace in cambio di pace”: Israele atterra negli Emirati Arabi per la prima volta

Mondo

di David Zebuloni
Il 31 di agosto è una data che non verrà dimenticata. A segnare irreversibilmente la storia e suggellare i rapporti tra i due Stati più discussi del momento, Israele ed Emirati Arabi Uniti, è stato un volo diretto partito da Tel Aviv e atterrato ad Abu Dhabi. Come spiega La Repubblica, all’interno del volo vi era una delegazione israeliana composta da un gruppo di dieci direttori di ministeri, tra i quali salute, agricoltura, acqua, energia, turismo, cultura, ed esperti in numerosi settori quali aviazione civile, cyber, innovazione e fintech. L’obiettivo della delegazione era uno solo: promuovere il processo di pace e rafforzare i rapporti tra i due governi.

Ma andiamo per ordine, nel tentativo di comprendere come l’atterraggio ad Abu Dhabi sia stato possibile. “Pace in cambio di pace” ha ripetuto Netanyahu nel giorno in cui Israele ed Emirati Arabi hanno dichiarato che avrebbero firmato un accordo di pace, il 13 di agosto. Uno slogan diventato tormentone, in quanto lo stesso Premier israeliano l’ha ripetuto in ogni intervista rilasciata e l’ha scritto in ogni post pubblicato su Facebook. “Pace in cambio di pace”, come per sottolineare che la pace tra Israele ed Emirati Arabi è priva di ogni interesse economico o politico. Una pace che non viene concessa in cambio di territori occupati, bensì viene realizzata per il solo desiderio di vivere in armonia nel Medio Oriente.

Vero, ma solo in parte. Come presupposto all’accordo, il principe emiratino Mohammed Byn Zayed ha chiesto allo stesso Netanyahu di fermare il processo di annessione dei territori cosiddetti “occupati”. In aggiunta, con la presenza di Trump, ha avanzato la richiesta di acquistare un numero notevole di F35, aereo militare da combattimento di ultima generazione destinato ad oggi a pochi eletti – quali Stati Uniti e Israele.

Nonostante ciò, l’atmosfera generale è di pura euforia. Questa mattina per esempio, in occasione del primo giorno di scuola, Netanyahu ha pubblicato un video in rete nel quale ha invitato tutti gli allievi del paese ad inserire un nuovo libro di studio nello zainetto: quello di lingua araba. “Siamo all’inizio di una nuova era”, ribadisce. E l’emozione sembra del tutto condivisa. In un altro video diventato virale sui social, si vede un gruppo di bimbi emiratini che festeggiano l’accordo di pace danzando con delle bandiere di Israele e delle bandiere degli Emirati Arabi Uniti. Di fronte a loro una torta al cioccolato con una bella stampa raffigurante le due bandiere sovrapposte.

Un passo nobile e fondamentale per la normalizzazione dei rapporti tra i due Stati è stata l‘abolizione del boicottaggio israeliano da parte dello Sceicco Khalifa bin Zayed Al Nahyan. Un gesto che ha fatto tribolare numerosi paesi arabi circostanti. Tuttavia, più di ogni altro atto simbolico, a segnare la storia è stato per l’appunto il primo atterraggio della delegazione israeliana ad Abu Dhabi. Ad aspettare il volo El Al, la linea aerea nazionale israeliana, è stato il Ministro degli esteri emiratino Anwar Gargash.

A presenziare all’evento storico, in veste di rappresentare americano, è stato anche Jared Kushner, consigliere e genero del Presidente Trump. “Questo primo volo diretto indica la strada per un nuovo, storico viaggio per tutto il Medioriente. Il futuro non deve essere predeterminato dal passato. Pace e prosperità sono un traguardo possibile”, ha dichiarato Kushner ai media internazionali. Il messaggio forse più toccante e autentico risulta essere quello del Presidente delle Comunità ebraiche negli Emirati Arabi. “Possiamo finalmente parlare tra di noi in ebraico”, ha commentato commosso. “Ci sentiamo al sicuro.”