Obama presidente: una realtà

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Una svolta storica. Un sogno che si realizza.
Nessuna frase sembra eccessiva per l’elezione di Barack Obama, 44° presidente degli Stati Uniti d’America, il primo afro-americano. Il 78 per cento degli ebrei americani ha votato per lui, contro il 67 per cento previsti alla vigilia. È il segno, quantomeno, della volontà di superare la frattura che si era aperta negli ultimi decenni tra le due “minoranze” e di tornare a quella solidarietà che durante le lotte per i diritti civili degli anni Sessanta aveva visto ebrei e neri lottare fianco a fianco.

In Israele, dove alcune posizioni di Obama, come la dichiarazione di voler aprire un dialogo con l’Iran, suscitano non poche preoccupazioni, i leader politici salutano il vincitore.

Il ministro degli esteri Tzipi Livni si è congratulata con Obama, dicendo che gli israeliani sono rimasti impressionati dall’impegno per la pace e per la sicurezza di Israele che il neo presidente americano ha promesso durante la sua recente visita in Medio Oriente in campagna elettorale. Livni non ha mancato però di ringraziare McCain per la lunga amicizia con lo Stato ebraico.

Il leader dell’opposizione Benjamin Netanyahu ha inviato ad Obama un telegramma di congratulazioni in cui ha scritto “Lei e il popolo americano avete prodotto un cambiamento storico e avete ricordato al mondo ciò che gli Stati Uniti rappresentano, la speranza e la promessa di un futuro migliore. Sono convinto che lavoreremo insieme per la pace, la sicurezza e la prosperità della nostra regione e per un futuro migliore per tutti noi”.

Il presidente israeliano Shimon Peres ha dichiarato che la vittoria di Barack Obama rappresenta “la fine del razzismo. Non sarà più possibile per un bianco proclamare la propria superiorità né per un nero sentire il peso della discriminazione”. Peres ha ripetuto ciò che aveva detto a Obama durante la sua visita in Israele: “La migliore cosa che può fare per Israele è essere un grande presidente degli Stati Uniti d’America; un presidente deve stare dalla parte della pace”.



Al di là dei proclami elettorali e delle divergenze di approccio politico ai problemi della sicurezza e della pace, l’alleanza tra gli Stati Uniti e Israele è basata su una convergenza di ideali e di interessi strategici, che non potranno sostanzialmente cambiare sotto la nuova amministrazione americana.