“Non credete a ciò che vedete”: tutto quello che c’è da sapere sulla propaganda di guerra iraniana

Mondo

di David Zebuloni

La fotografia in rete di un aereo da combattimento israeliano ha attirato la mia attenzione questa settimana. Nell’immagine in questione si vede un F-35 completamente distrutto, circondato da civili iraniani. Secondo quanto dichiarato dal regime, l’aereo israeliano si sarebbe schiantato nei pressi di Teheran dopo essere stato abbattuto dalle Guardie Rivoluzionarie.

Tuttavia, al di là del fatto che il governo israeliano non ha riportato la perdita di alcun pilota, c’era qualcosa di assolutamente illogico nelle proporzioni dell’aereo presentato dagli iraniani: l’F-35 sembrava un Boeing 747. Enorme. Completamente sproporzionato rispetto alle persone festanti che lo circondavano. Poco dopo ho scoperto che l’immagine era stata generata dall’intelligenza artificiale, e che la maggior parte delle notizie diffuse dal regime iraniano non sono altro che fake news.

“Anch’io mi sono imbattuta in un video che mostrava un grande incendio nel porto di Haifa, apparentemente a seguito di un attacco missilistico iraniano”, racconta in un’intervista a Makor Rishon la dott.ssa Tamar Eilam Gindin, esperta di Iran e autrice del romanzo storico La Regina. “Eppure ho scoperto che quello stesso video era stato pubblicato già il primo maggio da due utenti kenioti, come documentazione degli incendi che si sarebbero verificati in Israele lo scorso maggio”.

Secondo la studiosa, l’obiettivo del regime è trasmettere al popolo iraniano un’immagine di grande vittoria. “Questa è una guerra di narrativa a tutti gli effetti”, sottolinea. Proprio come Hamas e Hezbollah prima di lui, anche il regime degli ayatollah cerca oggi di creare un’immagine vittoriosa basata sulla menzogna. “La narrativa attuale del regime è che Israele è il male, ma che loro stanno vincendo”, prosegue la dott.ssa Gindin. “Ovviamente la maggior parte del popolo non ci crede. D’altronde, fino al 7 ottobre non si poteva sapere davvero se la popolazione sostenesse o meno il regime – oggi invece conosciamo la verità”.

Infatti, dopo il 7 ottobre, il regime ha tentato di organizzare delle manifestazioni di sostegno a Hamas e di odio verso Israele – senza alcun successo. “Al contrario”, racconta la studiosa, “nonostante il rischio elevato, ci sono state moltissime espressioni spontanee di sostegno a Israele e di odio verso Hamas. Dunque, se il regime non è riuscito a riempire nemmeno una moschea né a portare dei manifestanti alle proteste, significa che il popolo, nella sua maggioranza, è davvero con noi”.

Tuttavia, contrariamente alle previsioni del governo israeliano, negli ultimi giorni gli oppositori del regime non sono scesi in piazza in modo massiccio. Nonostante il momento favorevole, sembra che non sia stato sfruttato per trasformare l’attacco israeliano al regime in una vera e propria rivoluzione. “Non basta avere l’opportunità: serve una scintilla”, spiega la dott.ssa Tamar Eilam Gindin. “Quella scintilla non può arrivare da un appello del governo israeliano a scendere in piazza. No, deve venire da loro”.

La studiosa sostiene che il popolo iraniano darà inizio a una rivoluzione, ma a suo tempo e secondo le proprie condizioni. “Bisogna lasciarli agire da soli, perché loro sanno cosa fare”, aggiunge. “Gli iraniani riconoscono il momento favorevole. Da anni chiedono a Israele di attaccare per riuscire a rovesciare il regime e oggi Khamenei è finalmente, realmente in crisi. Si è già rifugiato in un bunker a 180 metri sotto terra. Lancia appelli di terribile vendetta mente i pilotti israeliani volano indisturbati sui suoi cieli”.

E ancora una volta, l’esperta chiede di ribadire un concetto chiave per comprendere la guerra in corso: “L’Iran non è nemico di Israele. Israele e l’Iran hanno un nemico comune, che si chiama Repubblica Islamica. E più di quanto la Repubblica Islamica sia nemica di Israele – è nemica dell’Iran stesso”.