Netanyahu in soccorso ai civili siriani. “Non rimarremo indifferenti alla loro tragedia”

Mondo

di Paolo Castellano

ziv center
L’ospedale da campo Ziv per soccorrere i civili siriani

Israele per anni ha cercato di non essere coinvolto nella pericolosa guerra civile scatenatasi nella confinante Siria.  Ora lo Stato ebraico sta osservando le inaspettate conseguenze del conflitto.

Come riporta il sito Vox, il 20 dicembre, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto di aver incaricato il suo governo di “trovare delle soluzioni” per il trasferimento dei civili feriti da Aleppo, città della Siria, negli ospedali israeliani. Questa iniziativa permetterebbe a migliaia di Siriani, che vivono in una nazione tecnicamente nemica di Israele, di attraversare il confine dopo l’invito pubblico del primo ministro pubblicamente noto per la sua netta posizione sull’Iran, sui palestinesi e su altre questioni.

Israele, che ha in comune una larga porzione di confine con la nazione devastata dalla guerra, ha già  soccorso centinaia sia di civili in ospedali da campo collocati presso il lato destro del confine. In quel luogo c’è stato un intenso combattimento  – compresi alcuni scontri occasionali portati a termine da Israele stesso contro delle postazioni dell’ISIS; nello scorso novembre una pattuglia di militari israeliani è stata attaccata da un gruppo armato legato al sedicente stato islamico.

Da quando Israele ha installato l’ospedale da campo, il centro medico Ziv, sono stati curati più di 2500 siriani dal 2013, quando incominciò la guerra civile, secondo il dottor Salman Zarka, il direttore dell’ospedale.

Ma l’annuncio di Netanyahu ha ribadito che, per la prima volta, Israele si offrirà di trasportare nei suoi confini i siriani feriti su campi di battaglia, anche in quelli molto distanti dal proprio territorio. La città di Aleppo, che è stata l’epicentro della sanguinosa battaglia tra i ribelli e gli uomini di Assad, dista 644 km dal confine israeliano.

«Assistiamo alla tragedia delle terribili sofferenze dei civili e abbiamo chiesto al ministro degli Esteri di cercare delle soluzioni per espandere la nostra assistenza medica alle vittime civili del conflitto siriano, nello specifico ad Aleppo», ha detto Netanyahu durante un ricevimento per i corrispondenti esteri residenti in Israele. «Il progetto è ancora in fase di studio».

La decisione è stata presa dopo che le forze di terra fedeli al presidente siriano Bashar al-Assad – supportate dall’aviazione russa – hanno terminato la riconquista di gran parte delle zone della città occupate dai ribelli, anche se la ferocia del loro assalto ad Aleppo ha ridotto interi quartieri in macerie e ha provocato la morte di migliaia di civili.

La carneficina nei giorni recenti però ha annullato un accordo stipulato tra Russia e Turchia che permetteva l’evacuazione dei moltissimi civili che erano rimasti intrappolati nella città. Più di 25mila persone hanno lasciato l’area sin da giovedì, ha riferito su Twitter Robert Mardini, direttore regionale della commissione internazionale della Croce Rossa.

Ma migliaia di abitanti stanno ancora aspettando di essere liberati dalle province dell’ovest occupate dai ribelli, e il grado di sofferenza e distruzione ha già scosso emotivamente i rimanenti di entrambe le parti.

Mentre Israele non è un protagonista della guerra civile siriana, è però di gran lunga lontano da essere una parte disinteressata di fronte allo svolgimento della guerra, data appunto la vicinanza geografica del conflitto.

Gerusalemme supporta tacitamente Assad, preferendo “il male che si conosce” piuttosto “ai demoni che potrebbero nascere dal caos con la caduta del governo siriano  e l’arrivo degli estremisti da tutto il mondo arabo”, queste le considerazioni di un ufficiale dell’intelligence israeliana riportate dal Times of London.

Netanyahu ha anche lavorato con la Russia per prevenire inutili morti causate dagli scontri militari tra i due eserciti. Sembra che la mossa di Netanyahu sia nata  per cercare di alleviare l’immensa sofferenza umana ad Aleppo e non per interessi geopolitici.

Alcuni israeliani hanno invitato il governo a fare ancora di più. A settembre, il leader dell’opposizione, Isaac Herzog, ha chiesto al governo di dare asilo ai rifugiati siriani. «Gli ebrei non possono rimanere indifferenti quando centinaia di migliaia di rifugiati stanno cercando un luogo sicuro», egli ha detto.

Tuttavia, l’idea di accogliere un largo numero di rifugiati siriani – un tema problematico in diversi paesi europei e negli Stati Uniti – è ancora più ardua da proporre in Israele, che ha avuto diverse guerre con la Siria e ha passato decenni a difendersi dagli attacchi terroristici verso i propri cittadini. Sembra improbabile che qualsiasi governo israeliano, specialmente quello di centrodestra presieduto da Netanyahu, possa accogliere una così grande numero di profughi siriani.

Nonostante tutte le difficoltà interne, il primo ministro israeliano sembra essere deciso nel dare una mano a tutti i civili siriani che sono sopravvissuti agli scontri e che cercano una nuova casa.

Come riporta Il Foglio, ricordiamo che sin dal 2013 i medici israeliani e i loro staff paramedici hanno prestato soccorso medico a chiunque si presentasse presso i centri di cura. Uno dei più noti è lo Ziv Medical Center di Zefad, un piccolo ospedale a pochi chilometri dalla Siria che contiene 330 posti-letto. Il personale medico usa tecniche avanzate di cura e nella maggior parte dei casi il paziente viene dimesso con successo. Negli ultimi anni inoltre sono stati curati numerosi bambini che riportavano ferite da arma da fuoco o lacerazioni causate dallo scoppio delle bombe.

In questo video possiamo osservare l’umanità dei dottori israeliani nei confronti dei loro pazienti siriani:

Link video https://www.youtube.com/watch?v=sCMaDBhnEEg