L’Onu vota per l’invio di aiuti umanitari a Gaza. Ma i negoziati per un cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi sono a un punto morto

Mondo

di Giovanni Panzeri
Dopo quasi una settimana di discussioni e rinvii il consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato, nella serata di venerdì 22 dicembre, una risoluzione per l’invio di aiuti umanitari a Gaza, con 13 voti a favore e l’astensione della Russia.

Più in particolare la risoluzione, come descritto dal Times of Israel “richiede l’immediato invio di urgenti aiuti umanitari, la liberazione degli ostaggi e la creazione delle ‘condizioni necessarie ad una sostenibile cessazione delle ostilità’”.

Proprio quest’ultimo punto è stato la principale causa dei continui rinvii del voto durante la scorsa settimana. Infatti gli Stati Uniti hanno continuato ad opporsi alla promulgazione della bozza originale del documento, che chiedeva un’ “urgente cessazione delle ostilità”, fino alla sua sostituzione con la formula citata sopra.

La risoluzione prevede la nomina di un Coordinatore umanitario dell’Onu che abbia la responsabilità di aumentare decisivamente il flusso di aiuti umanitari alla striscia, in accordo con tutte le parti in causa.

L’entità della crisi umanitaria a Gaza è stata evidenziata in settimana dalla pubblicazione di un rapporto dell’Integrated Food Security Phase Classification (IPC), che presenta una situazione definita dall’Onu come catastrofica,  e descrive come una famiglia gazawi su quattro stia soffrendo condizioni di “fame estrema”, avvertendo di un forte rischio di carestia “in mancanza del ristabilimento dei servizi sanitari e dell’accesso a cibo e acqua potabile”.

“Spero che la risoluzione di oggi contribuisca ad aumentare l’afflusso di aiuti umanitari a Gaza – ha affermato il segretario generale dell’ONU, Guterres – ma l’unico modo per aiutare veramente i gazawi sarà la promulgazione di un cessate il fuoco. Il problema dell’approvvigionamento di Gaza non consiste semplicemente nella quantità di aiuti inviati – ha continuato – è che il modo in cui Israele sta conducendo l’offensiva crea ostacoli enormi alla loro distribuzione”.

Come riportato dal ToI, Jonathan Miller, vice ambasciatore di Israele all’Onu, ha dichiarato che Israele s’impegna già in modo adeguato per la distribuzione degli aiuti e che se il consiglio “ vuole mantenere la sicurezza dovrebbe riconoscere quello di Hamas come un regime terrorista, e concentrarsi sulla sua eliminazione, sul prevenire il controllo di Hamas sugli aiuti umanitari e sulla liberazione degli ostaggi”.

L’ambasciatore permanente di Israele all’Onu, Gilad Erdan ha riconosciuto comunque che la risoluzione, di fatto, “mantiene il controllo israeliano sulla supervisione e l’ispezione degli aiuti umanitari in entrata a Gaza”.

I negoziati ‘indiretti’ tra Hamas e Israele a un punto morto

Diversi incontri tenuti al Cairo nel corso della settimana tra le autorità egiziane e la leadership di Hamas, con il favore degli Stati Uniti, avevano fatto sperare nella possibilità di un nuova intesa “per un nuovo cessate il fuoco a Gaza e la liberazione degli ostaggi”. Una possibilità che sembrava divenire sempre meno realistica dopo la ripresa delle ostilità, con Israele che ha rilanciato la campagna di terra nella striscia di Gaza e ripreso i bombardamenti, mentre Hamas lancia centinaia di missili in territorio israeliano e conduce azioni di guerriglia attraverso i tunnel.

Queste speranze sembrano comunque, almeno per il momento, essersi rivelate vane visto che, come riportato dal Guardian, sia Hamas che Israele hanno espresso posizioni inconciliabili sulla questione.

Hamas, per parte sua, ha posto come condizioni imprescindibili per il rilascio di ostaggi la dichiarazione di un cessate il fuoco permanente e il ritiro delle truppe israeliane da Gaza.

“Israele ricomincerebbe semplicemente a massacrare la nostra gente dopo aver ricevuto gli ostaggi- ha affermato Ghazi Hamad, membro della direzione politica di Hamas- non staremo al loro gioco”.

La risposta di Israele non si è fatta attendere: “la guerra continuerà fino a che non raggiungeremo tutti i nostri obiettiv i- ha dichiarato il primo ministro Israeliano Netanyahu – ovvero la distruzione di Hamas, la liberazione degli ostaggi e la rimozione di tutte le minacce nella striscia di Gaza. Chi pensa che ci fermeremo non vive nella realtà- ha continuato- stiamo facendo piovere fuoco su Hamas, fuoco d’inferno. Ai terroristi di Hamas rimangono solo due opzioni: arrendersi o morire.”

 

(Foto: Secretary of State Antony Blinken chairs a high-level meeting of the UN Security Council on August 3, 2023, in New York City. [State Department photo by Chuck Kennedy/ Public Domain] https://www.flickr.com/photos/9364837@N06/53093646849/)