L’Onu e il giorno della Shoah

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L’assemblea generale dell’Onu ha approvato una risoluzione che proclama il 27 gennaio come giorno dedicato alla commemorazione dell’Olocausto.
Presentata inizialmente dagli Stati Uniti, Israele, Russia, Australia e Canada, la risoluzione è stata poi sottoscritta, senza voto e senza obiezioni da parte di alcuno, da 91 nazioni di ogni continente, inclusi 8 paesi musulmani e numerosi altri del continente africano e dell’America Latina.

Istituendo la giornata internazionale della memoria dell’Olocausto il 27 gennaio – data in cui ricorre l’anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz (27 gennaio 1945) – i paesi membri si impegnano a sviluppare e adottare programmi educativi per trasmettere alle generazioni future l’insegnamento tratto dalla Shoah e la memoria di ciò che è stato. Ma non solo.
Attraverso questa risoluzione, come precisato in una clausola, viene presa una chiara posizione contro qualsiasi forma di negazione della Shoah come evento storico, così come viene espresso un forte apprezzamento nei confronti dei Paesi che operano attivamente nella presrevazione e mantenimento dei luoghi della Shoah, come i campi di sterminio, i campi di concentramento e di lavoro forzato.


Le posizioni dei diversi Paesi.

Durante l’approvaizone della risoluzione, sono emerse, come era immaginabile, le diverse posizoni dei vari Paesi, pur nel consenso all’istituzione di questa giornata.
Egitto, Indonesia e Malesia hanno dato il loro supporto all’inizativa, pur precisando che le atrocità commesse nei confronti di cristiani e musulmani meritano altrettanta attenzione.
Mentre l’ambasciatore all’Onu della Giordania, Zeid al-Hussien, ha definito “l’Olocausto il crimine dalle più vaste proporzioni” inflitto da europei ad altri europei, ha però poi precisato che esso non può essere utilizzato come giustificaizone alle “continue occupazioni di un popolo da parte di un altro”, con un ovvio riferimento al conflitto fra israeliani e palestinesi.
Un’accusa alle recenti dichiarazioni del presidente dell’Iran Ahmadinejad sulla necessità di distruggere Israele è arrivata dall’ambasciatore americano John Bolton: “Il fatto che un presidente di uno stato membro dell’Onu possa follemente chiamare a un secondo Olocausto, suggerendo la distruzione di Israele, patria del popolo ebraico, dimostra che non tutti hanno imparato la lezione di questa tragica pagina della storia, e che molto deve dunque essere ancora fatto”.

L’approvazione della risoluzione è stata salutata con soddisfazione dal segretario generale dell’Onu Kofi Annan, che vede in questa commemorazione annuale un ricordo importante degli insegnamenti universali dell’Olocausto, “un male senza precedenti che non può essere relegato nel passato e dimenticato”.


Il significato.

Si tratta, come è evidente, di un fondamentale passo in avanti fatto dalla comunità internazionale sul fronte della memoria della Shoah, che viene in questo modo istituzionalizzata in una giornata internazionale, voluta e approvata dalla Organizzazione delle Nazioni Unite. E ciò avviene nel 60° anniversario dell’apertura dei cancelli del campo di Auschwitz, già celebrata nel gennaio scorso con una importante commemorazione organizzata dall’Onu e che ha visto la partecipazione di capi d Stato e rappresentanti politici di tutto il mondo.


Il Giorno della Memoria in Italia.

L’approvazione della risoluzione Onu ha in Italia la conseguenza di confermare il 27 gennaio come Giorno della Memoria.
Nel nostro Paese, infatti, così come anche in Belgio, Germania e Regno Unito, la data in cui ricorre l’apertura dei cancelli di Auschwitz è da qualche anno già riconosciuta istituzionalmente come giorno del ricordo.
Grazie alla legge n. 211 del 20 luglio del 2000, da cinque anni, dunque, in tutta Italia numerose iniziative vengono organizzate da enti e realtà diverse, per “Ricordare – come è detto nel testo di legge – la Shoah (Sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio , ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.