La spirito sportivo dell’iraniano Ashkan

Mondo

Ashkan Dejagah, centrocampista della nazionale tedesca under 21, giovane promessa del calcio tedesco in forza al Wolfsburg, ha deciso di non seguire la sua squadra in trasferta in Israele. Al Bloomfield Stadium di Tel Aviv si doveva giocare la qualificazione agli Europei di calcio under 21. Ma per Ashkan Dejagah mettere piede in Israele era contrario alla sua “Weltanschauung”, la sua “visione del mondo”. Nato 21 anni fa a Teheran e trasferitosi in Germania ancora bambino con la famiglia, il centrocampista, che porta doppia cittadinanza e doppio tatuaggio (sul braccio destro, in lingua farsi e in inglese), non ha mai fatto mistero del sogno di indossare un giorno la maglia della nazionale iraniana. E si sa che il regime di Teheran dal 1979 proibisce ai suoi cittadini di mettere piede in Israele, paese che il presidente Mahmoud Ahmadinejad ha più volte affermato di voler “cancellare dalle carte geografiche”.

La vicenda ha immediatamente sollevato le proteste della presidente del Consiglio centrale degli ebrei di Germania, Charlotte Knobloch, che ha inoltrato alla Federcalcio formale protesta “per un comportamento profondamente antisportivo di Dejagah che persegue in questo modo un personale boicottaggio anti-ebraico, aspettandosi ora l’espulsione del giocatore dalla squadra”. E il vicepresidente del Consiglio Dieter Graumann ha parlato di “segno fatale da parte della Federazione che, in caso di mancata sanzione, si esporrebbe a futuri ricatti e manipolazioni”.

Non si tratta del primo episodio politico-sportivo che coinvolge l’Iran e Israele. Durante le Olimpiadi di Atene del 2004 il judoka iraniano Arash Miresmaeili – più volte campione del mondo e favorito dai pronostici per la conquista della medaglia d’oro – aveva reso pubblica la sua indisponibilità a combattere contro l’atleta israeliano Ehud Vaks per solidarietà con il popolo palestinese. Miresmaeili, che in seguito ritirò quelle dichiarazioni, fu squalificato dal Comitato olimpico per aver superato, intenzionalmente secondo qualcuno, i limiti di peso.

Nel dicembre del 2005, alla vigilia del sorteggio per i mondiali di calcio del 2006 cui poi partecipò con scarso successo la nazionale iraniana, alcuni avevano chiesto l’esclusione dell’undici di Teheran per le inaccettabili dichiarazioni di Ahmadinejad su Israele e la Shoah. Israele non partecipa alle competizioni sportive dell’area asiatica di cui geograficamente fa parte. È però inserita nelle competizioni europee, come quelle dell’Uefa. Ma anche qui sono sorti problemi. Come due stagioni fa, quando in Champions league il Bayern Monaco ha incrociato gli scarpini con il Maccabi Tel Aviv. L’allora attaccante della nazionale iraniana Vahid Hashemian, in forze alla squadra bavarese, non scese in campo in nessuno dei due incontri.

“Non ci può essere alcuna ragione personale”, ha detto Ronald Pofalla, segretario generale della Cdu, l’Unione Cristiano-democratica della cancelliera Angela Merkel: “Quando un giocatore entra nella nazionale tedesca, sposa cultura e storia della nazione. Chi non può farlo, deve rinunciare alla maglia”.