Hamas libera l’ostaggio israelo-americano Edan Alexander come gesto di buona volontà verso Trump 

Mondo

di Anna Balestrieri
Alexander è stato liberato come gesto di distensione verso gli Stati Uniti, poco prima della visita di Donald Trump in Medio Oriente. La trattativa si è svolta direttamente tra USA e Hamas in Qatar, senza coinvolgimento diretto di Israele, che è stato informato solo a decisione presa.

Edan Alexander, cittadino israelo-americano rapito da Hamas il 7 ottobre 2023, è stato finalmente liberato dopo quasi 600 giorni di prigionia. Secondo la sua prima testimonianza, è stato torturato duramente per settimane e tenuto per lungo tempo in una gabbia con mani e piedi legati, probabilmente in un tunnel nel sud della Striscia di Gaza insieme ad altri ostaggi.

Alexander è stato liberato come gesto di distensione verso gli Stati Uniti, poco prima della visita di Donald Trump in Medio Oriente. La trattativa si è svolta direttamente tra USA e Hamas in Qatar, senza coinvolgimento diretto di Israele, che è stato informato solo a decisione presa.

Dopo il rilascio, Alexander è stato preso in consegna dalla Croce Rossa e poi trasferito dai militari israeliani a una base vicino al kibbutz Re’im, dove si è ricongiunto con la sua famiglia in un momento commovente. La madre, arrivata dagli Stati Uniti, ha potuto parlargli al telefono subito dopo la liberazione, esprimendo sollievo e amore.

Apparso visibilmente provato ma cosciente, Alexander ha ringraziato Trump in un cartello mostrato durante il volo in elicottero verso l’ospedale di Tel Aviv.

La sua liberazione è stata accolta con gioia in Israele, ma ha anche sollevato preoccupazioni tra le famiglie degli altri ostaggi ancora a Gaza — 58 in tutto, di cui almeno 35 ritenuti morti. In particolare, alcune famiglie hanno espresso amarezza per quella che percepiscono come una preferenza verso gli ostaggi con passaporto americano, sentendosi abbandonate.

Il primo ministro Netanyahu ha dichiarato che il rilascio è stato possibile grazie alla pressione militare israeliana e a quella diplomatica degli Stati Uniti, annunciando anche l’invio di una delegazione a Doha per cercare di negoziare ulteriori liberazioni, pur con le operazioni militari in corso.

Contesto del rapimento di Edan Alexander

Edan Alexander, cittadino americano-israeliano, è stato rapito durante l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 mentre prestava servizio volontario nell’esercito israeliano (IDF). Sarà il primo soldato maschio ad essere liberato.

Tensioni e reazioni delle famiglie

Le famiglie degli altri ostaggi hanno espresso sentimenti contrastanti, alternando gioia per il rilascio imminente di Alexander e frustrazione per la mancanza di informazioni riguardo ai propri cari ancora prigionieri.

“Dopo 584 agonizzanti giorni di prigionia, Edan è tornato a casa, dalla sua famiglia che ha lavorato instancabilmente per il suo rilascio, dai suoi amici e da un’intera nazione che ha lottato e pregato per il suo ritorno – ha commentato il Forum delle Famiglie degli Ostaggi -. Il rilascio di Edan è un raggio di luce e di speranza, ma ricorda anche che 58 uomini e donne rimangono prigionieri a Gaza. Non dobbiamo lasciare indietro nemmeno un ostaggio. Senza riportare tutti a casa, non ci potrà essere una vera vittoria, né una guarigione, né una ricostruzione come nazione. La restituzione di tutti gli ostaggi è la missione più urgente e critica della nostra generazione. Li riporteremo indietro. Risorgeremo”.

Il governo israeliano è stato criticato per non essere stato coinvolto direttamente nei negoziati per il rilascio e per non aver garantito un accordo globale per la liberazione di tutti gli ostaggi.

Hamas ha dichiarato di essere pronto a intensificare i negoziati per un accordo finale che preveda il rilascio di tutti gli ostaggi e la fine del conflitto, pur ribadendo che non vi sono stati colloqui diretti con gli Stati Uniti. Il mondo guarda con estrema preoccupazione alla situazione umanitaria a Gaza, inginocchiata dalla guerra con Israele a causa del regime di Hamas. Mentre la famiglia di Alexander si prepara a riabbracciarlo, altre famiglie continuano a vivere nell’angoscia, sperando in un accordo che restituisca i loro cari.