Il documentario pro Hamas narrato dalla voce di Kate Winslet

Mondo

di Paolo Castellano

La propaganda di Hamas nei migliori cinema d’Inghilterra. In questi giorni, in alcune sale inglesi, è in programmazione il documentario Eleven Days in May dedicato alla morte di 60 bambini palestinesi durante l’escalation militare avvenuta un anno fa tra Israele, Hamas e altri gruppi terroristici di Gaza. Il docu-film è stato realizzato dai registi Michael Winterbottom e Mohammed Sawwaf – quest’ultimo convinto sostenitore di Hamas -, e ospita la voce narrante dell’attrice premio Oscar Kate Winslet.

Come riporta The Jewish Chronicle, il lungometraggio è stato criticato per la matrice propagandistica che omette scientemente i fatti chiave del conflitto scoppiato lo scorso maggio, risparmiando critiche ad Hamas senza menzionare le migliaia di missili mandati su Israele da Gaza (si parla solo di 7 lanciati su Gerusalemme), che sono stati la causa scatenante del conflitto, nonché i baby soldato utilizzati dai miliziani della Striscia di Gaza.

In passato il co-regista di Eleven Days in May, Mohammed Sawwaf, è stato anche premiato da Hamas per aver contrastato “la narrativa sionista” con le sue opere. Inoltre, la stampa israeliana, ha raccolto diversi post su Twitter che Sawwaf ha scritto contro Israele, augurando la distruzione dello Stato ebraico “dal fiume al mare”. Il documentarista palestinese ha pure frequentato l’Università Islamica di Gaza che come è noto si trova sotto il controllo di Hamas.

Per di più, l’altro regista, l’inglese Winterbottom, è stato criticato per non aver mai messo piede a Gaza durante le riprese del docu-film. Non è stata risparmiata nemmeno Kate Winslet che per mezzo del suo avvocato ha rilasciato una dichiarazione in merito.

«Il regista, Michael Winterbottom, mi ha invitato a raccontare un documentario che stava realizzando con il supporto di Unicef e Oxfam sull’impatto della guerra sui bambini. In questo caso sui bambini palestinesi».

«Che la mia partecipazione a questo film possa essere interpretata come una presa di posizione pubblica sui diritti e torti di uno dei conflitti più tragici e complessi del mondo non era nelle mie intenzioni. La guerra è una tragedia per tutti quanti. I bambini non hanno voce in un conflitto. Volevo semplicemente prestargli la mia».