La strada di Sarcelles dove è stato aggredito il bambino ebreo di 8 anni

Antisemitismo in Francia: a Sarcelles picchiato bambino ebreo di 8 anni. Macron: “Si aggredisce tutta la Repubblica”

Mondo

di Ilaria Myr
Stava andando a fare delle ripetizioni il bambino ebreo di 8 anni che lunedì 29 gennaio, con la sua kippà e i suoi tzitzit, è stato aggredito a Sarcelles, banlieu parigina, verso le 18.30. Due adolescenti gli hanno sbarrato la strada e lo hanno buttato a terra, picchiandolo violentemente.

L’atto antisemita ha subito suscitato la forte reazione del mondo ebraico francese e dello stesso presidente Emmanuel Macron, che su Twitter ha scritto: “Un bambino di 8 anni è stato aggredito perché portava la kippà. Ogni volta che un cittadino viene aggredito per la sua età, il suo aspetto o la sua confessione, è tutta la Repubblica che viene aggredita”.

Inoltre, il primo ministro Édouard Philippe ha annunciato che presenterà, nelle prossime settimane, un nuovo piano interministeriale sull’antisemitismo.

Cresce la paura nella “Piccola Gerusalemme”

Grande indignazione e paura nella comunità ebraica di Sarcelles, una delle più importanti in Francia (10-15.000 persone), soprannominata la “piccola Gerusalemme” per la concentrazione di ebrei in una zona limitata. Come riporta il sito del quotidiano Le Figaro, molti commercianti si sono raccolti intorno alla sinagoga, non lontano dal luogo in cui sorge la stele in onore di Yoan Cohen, una delle vittime dell’attentato all’Hyper cacher, e da una piazza chiamata Sandler-et-Monsonego, dal nome delle vittime dell’attentato alla scuola ebraica di Tolosa nel 2012.

La stele per Yoan Cohen e la piazza dedicata alle vittime dell'attentato alla scuola ebraica di Tolosa
La stele per Yoan Cohen e la piazza dedicata alle vittime dell’attentato alla scuola ebraica di Tolosa (Fonte: lefigaro.fr, credits Aude Bariéty)

 

L’aggressione al bambino ebreo non è però un caso isolato in questa banlieue parigina: solo tre settimane fa una liceale ebrea era stata aggredita in strada da un ragazzo con un taglierino, che l’ha sfregiata in volto. Nonostante il movente antisemita di quel fatto non sia stato confermato, la comunità ebraica non ha dubbi: è antisemitismo.

Non solo. Nel 2014, il 20 luglio, una manifestazione pro-palestinese si era presto trasformata in una manifestazione antisemita. “Volevano bruciare la sinagoga, ma non sono riusciti. Allora hanno bruciato dei negozi. Un giorno terribile, che ha creato una grande frattura”, dichiara a Le Figaro il presidente della comunità locale Moïse Kahloun.

Il risultato nella “Piccola Gerusalemme” è un disagio diffuso fra gli ebrei di questa zona, molti dei quali stanno pensando di andare in Israele. “Sarcelles era magnifica, Ma oggi non è la stessa Sarcelles di allora”, sospira Marlène, 75 anni di cui 41 passati nella Val d’Oise.” Non è più la stessa felicità. La Francia è il paese più bello del mondo, ma bisogna che le autorità si sveglino presto!”, commenta Serge, 50 anni.

Eppure Sarcelles è considerata da molti un “laboratorio della convivenza”: lo stesso Haim Korsia, presidente del Crif, dichiara: “è un luogo dove regna il rispetto di ciascuno per quello che è. Ciò rendere la situazione ancora più terribile: questa città è un laboratorio della convivenza che funziona!”.

Antisemitismo quotidiano

Dopo tre anni dall’attentato all’Hyper Cacher, dunque, la Francia continua a conoscere un antisemitismo ormai quotidiano e sempre più diffuso: lo stesso giorno dell’anniversario dell’attentato del 2015 un negozio kasher era stato incendiato, mentre a novembre era stata vandalizzata la stele dedicata a Ilan Halimi, il giovane ebreo rapito e torturato dalla “banda dei barbari”. Le banlieues si svuotano dei propri ebrei, che tolgono i figli dalle scuole pubbliche, ma anche da quelle ebraiche – da sempre bersaglio sensibile -, e la Francia non è più sentita come un luogo sicuro dove vivere. Per questo colpisce ancora di più la decisione di questi giorni del giudice sul caso Sarah Halimi, la donna ebrea defenestrata da un giovane musulmano all’urlo di ‘Allah u Akbar’, di respingere il movente antisemita. “E’ un insulto alla sua memoria e un dolore aggiuntivo per i suoi fogli e la sua famiglia”.