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Rapporto USA su antisemitismo in Europa. Insufficienti le politiche di contrasto

Mondo

di Paolo Castellano

In Europa gli ebrei possono manifestare apertamente la loro identità religiosa e culturale senza correre rischi? È la domanda che si sono posti i ricercatori americani della Commissione degli Stati Uniti sulla libertà religiosa internazionale che il 16 aprile hanno pubblicato un rapporto sulle politiche di contrasto all’antisemitismo nei paesi europei.

Circa una decina di nazioni europee non si è sforzata “sufficientemente” nel combattere gli atteggiamenti anti-ebraici. Come ha sottolineato Gary Bauer,  commissario repubblicano, il 2020 è stato un anno difficile per quanto riguarda l’antisemitismo. Bauer ha sostenuto che il Covid-19 abbia scatenato “una valanga” di propaganda anti-ebraica e anti-israeliana, sfociando persino in violenze fisiche verso gli ebrei di tutto il mondo.

Come riporta Israel Hayom, i commenti del commissario repubblicano americano sono arrivati durante la presentazione del nuovo report della Commissione sulla libertà religiosa internazionale intitolato Antisemitismo in Europa: implicazioni per la politica statunitense. La commissione statunitense è stata creata nel 1998 con l’approvazione del International Religious Freedom Act.

I ricercatori americani hanno esaminato 11 paesi europei – Belgio, Francia, Germania, Ungheria, Paesi Bassi, Norvegia, Polonia, Russia, Svezia, Ucraina e Regno Unito – cercando di comprendere l’efficacia delle strategie istituzionali per tutelare i cittadini ebrei. In base alle ricerche, la comunità ebraica più piccola è quella della Norvegia con 1500 membri, mentre la più grande è quella della Francia con 448mila ebrei.

Cosa afferma il rapporto? Per gli americani il bilancio è negativo. Infatti, si sostiene che 10 paesi su 11 non si siano impegnati sufficientemente nel contrastare l’antisemitismo. L’unica nazione virtuosa è la Norvegia che ha un efficace piano nazionale che prevede il finanziamento dei protocolli di sicurezza per la protezione della comunità ebraica locale.

Come ha sottolineato Andrew Srulevitch, vicedirettore degli Affari internazionali dell’Anti-Defamation League, che ha partecipato alla scrittura del rapporto, in Europa gli episodi antisemiti vengono sottovalutati dalle forze dell’ordine. Ciò ha prodotto il fenomeno dell’under-reporting ovvero la mancata denuncia dei crimini d’odio per scarsa fiducia nelle istituzioni da parte dei cittadini ebrei.

Il rapporto americano invita le nazioni meno virtuose a finanziare i progetti per la sicurezza delle comunità ebraiche, a promuovere campagne culturali per smontare le rappresentazioni negative sugli ebrei e a inasprire le pene per chi commette crimini antisemiti.