Emozionante viaggio fra Germania e Polonia contro l’antisemitismo. Protagonisti, Doug Emhoff e Deborah Lipstadt

Mondo

di Roberto Zadik

Viaggio contro l’antisemitismo in Germania e Polonia di due esponenti di spicco del mondo ebraico americano: l’avvocato Douglas Emhoff e la storica della Shoah Deborah Lipstadt.

Impegnati nella serrata lotta contro l’odio antiebraico, l’avvocato Douglas Emhoff marito di Kamala Harris, vicepresidente dell’attuale governo Biden, e una storica d’eccezione come Deborah Lipstadt, esperta di Shoah e negazionismo ed incaricata di monitorare l’antisemitismo a livello internazionale, hanno intrapreso, dal 27 al 31 gennaio scorso, un viaggio fra Berlino e Cracovia.

 

Non si è trattato solo di una missione diplomatica importante ma anche di un’analisi storica ed istituzionale di fondamentale importanza che ha incrociato passato e presente, partendo dal background famigliare ashkenazita dei protagonisti. A questo proposito, infatti, i parenti di Emhoff provenivano dalla città polacca di Gorlice. Due interessanti resoconti, apparsi sul sito Jewish Telegraphic Agency, entrambi firmati dal giornalista Toby Axelrod, riportano che tutto è cominciato venerdì 27 gennaio, in concomitanza con il Giorno internazionale della Memoria, a settantotto anni dalla liberazione del lager di Auschwitz.

Una delle tappe principali del loro itinerario è stata a Berlino, con la visita al Memoriale della Shoah, in cui Emhoff e la Lipstadt hanno incontrato una serie di sopravvissuti ai lager, inclusi due sfollati ucraini fuggiti dal conflitto con la Russia che da un anno ormai sta devastando il Paese. Si è trattato di un momento davvero toccante in cui uno di loro ha raccontato ad Emhoff di essere stato salvato dalla Shoah da bambino e che successivamente, dopo essersi stabilito in Ucraina, è tornato, recentemente, proprio in Germania.

 

Riguardo alla Polonia, le due personalità hanno visitato le città di Cracovia, il vicino museo della memoria di Auschwitz ed il villaggio di Gorlice. Motivo chiave del viaggio, come ha rivelato Emhoff, è stata “l’elaborazione di un piano contro l’antisemitismo” assieme alla Lipstadt e ad altri ricercatori; proprio la lotta contro qualsiasi sentimento antiebraico, come ha evidenziato, “è stata una delle mie priorità fin dal mio ingresso alla Casa Bianca, visitando i campus delle università americane ed organizzando eventi con le varie organizzazioni ebraiche”.

 

Estremamente intensa è stata la giornata di lunedì 30 gennaio, in cui Emhoff ha incontrato, a Berlino, una serie di personalità come l’ambasciatore americano in Germania Amy Gutmann, Felix Klein Commissario riguardo alla Vita ebraica in Germania e altri leader mentre, il giorno seguente, si è tenuta una tavola rotonda interreligiosa. L’evento, organizzato dal Consiglio Centrale degli Ebrei in Germania, è stato preceduto da una visita alla sinagoga, situata in quella che un tempo era Berlino Est, e ha riunito una serie di ospiti di rilievo. Da Abraham Lehrer, vice presidente del Consiglio ebraico, che ha ribadito la positività delle attuali relazioni ebraico-cristiane nel Paese, al Rabbino Capo di Lipsia Szolt Balla, che ha definito “molto produttivo questo incontro”, per arrivare al giovane musulmano Burak Yilmaz definito dal Rav “una persona estremamente utile per il suo ruolo di organizzatore di viaggi di gruppi islamici ad Auschwitz”.

A concludere il denso programma di incontri è stata la visita di Emhoff e della Lipstadt ai sopravvissuti alla Shoah che hanno avuto commoventi conversazioni con personaggi estremamente coraggiosi come Sonia Tartatovska sopravvissuta ad una fucilazione di massa, ordinata dalle truppe naziste nel suo villaggio, e scappata in Ucraina senza nemmeno potersi cambiare i vestiti.

 

Soddisfatto del viaggio, Emhoff ha messo in luce, davanti alla stampa, alcune sue perplessità riguardo alla situazione attuale in merito all’antisemitismo. “Abbiamo parlato di Shoah, di violenza e di oppressione – ha affermato – ma, dopo tutti questi anni, molte di queste cose ancora succedono anche se senza provocare guerre”.

 

Debora Lipstadt (Foto:Il secondo articolo, sempre pubblicato dal JTA lo scorso 9 febbraio, contiene una interessante intervista alla storica Deborah Lipstadt che, dopo aver accompagnato Emhoff in tutto il viaggio, ha espresso alcuni concetti importanti. La studiosa ha messo in evidenza l’importanza, per lottare efficacemente contro l’odio, di incontrare i membri dei vari governi e ha aggiunto “durante il viaggio abbiamo riunito membri del mio gruppo, della Casa Bianca e altri personaggi di rilievo per elaborare strategie comuni contro l’antisemitismo; questo è stato molto utile così come il dialogo interreligioso fra ebrei, cristiani e musulmani“.

Riguardo all’antisemitismo attuale, la studiosa ha poi messo in evidenza il totale ribaltamento delle situazioni, rispetto agli anni ’30 e all’inizio delle persecuzioni che hanno portato alla Shoah. A questo proposito ha evidenziato che l’odio verso gli ebrei, in passato, partiva dal governo mentre, per la maggior parte, i governi attuali si “riuniscono intorno ad un tavolo cercando di capire come lottare contro l’antisemitismo ed organizzano eventi in occasione delle feste ebraiche”. In tema di antisemitismo ha espresso preoccupazione riguardo alla crescita dell’antisemitismo nel mondo ed alla “normalizzazione” del pregiudizio soprattutto nei media, dai comici , agli intrattenitori, alle testate giornalistiche con una maggiore spinta ad esternazioni antisemite anche da parte di chi era fino a quel momento reticente nell’esporsi. Nonostante questa situazione così complessa la Lipstadt si è definita motivata nella sua lotta ed ancorata alla propria identità ebraica rifiutando di diventare “una ebrea solo a causa dell’antisemitismo”.

In conclusione la studiosa ha aggiunto “durante l’incontro a Berlino, lunedì 30 gennaio, avevo pensato che, proprio quel giorno, nel 1933, Hitler saliva al potere e che, non lontano da dove ci eravamo incontrati, la gente marciava gridando ‘morte agli ebrei’; la buona notizia è che siamo ancora qui a parlare di come combattere l’antisemitismo”.