Ebrei ucraini: Israele deve fare di più

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Israele non sta facendo abbastanza per aiutare gli ebrei dell’Ucraina: è la pesante accusa mossa da un membro del parlamento ucraino e della comunità ebraica durante una sua visita a Gerusalemme. “Ci aspettavamo una presa di posizione più chiara rispetto a tutto quello che sta accadendo. In Ucraina ci sono 400.000 ebrei, e ci aspettavamo un po’ di più da Israele”,  ha dichiarato Oleksander Feldman (nella foto), non nascondendo la propria irritazione nei confronti dell’inefficace comunicato rilasciato dal Ministro degli esteri Liberman, in cui si diceva: “Israele spera che la crisi in Ucraina verrà risolta pacificamente”.

La poca attenzione di Israele nei confronti dell’Ucraina, secondo Feldman, è evidente anche nel fatto che non siano stati organizzati incontri con rappresentanti del governo, durante la sua visita nel Paese.

A condividere le critiche di Feldman e a temere fortemente per la sorte degli ebrei ucraini è anche Eduard Dolinsky, direttore generale del Comitato Ebraico dell’Ucraina. Secondo quanto riportato anche nel blog di Fiamma Nirenstein, Dolinksy avrebbe dichiarato: «La verità è che ogni ebreo in Ucraina, a Kiev, a Odessa, e anche in Crimea si sta chiedendo se non sia il caso di emigrare in Israele. Compreso io stesso».

Alla Nirenstein Dolinksy e Feldman hanno spiegato che il Governo israeliano non li ascolta; la prudenza diplomatica è incomprensibile anche se capiscono che Putin è un argomento delicato specie da quando gli Usa si mostrano freddi; che nessuno paga le spese di nove feriti trasportati in un ospedale israeliano; che l’Agenzia Ebraica non ha fatto niente; e che  la Knesset doveva per due volte tenere un dibattito in aula, e lo ha cassato…

Gli ebrei ucraini vorrebbero insomma che Israele, dice Dolinsky, si occupasse di più di «un popolo che lotta per la libertà», che dicesse qualche parola contro Putin: «Se Putin decide di “proteggere”, come dice lui, tutti i cittadini di lingua russi, qui ce ne sono più di 2 milioni. Vedrete presto i carri armati», scherza.

Secondo Feldman «l’antisemitismo in Ucraina ha fatto paura nel 2012, quando Svoboda ha acquisito potere alle elezioni e si è svegliato l’odio tipico dei Paesi dell’Est. Ma dopo poco, per l’intervento dell’Unione Europea, aggredire, incolpare gli ebrei è diventato vergognoso, in piazza gli ebrei ci sono stati come gli altri, le aggressioni antiebraiche sono ridotte a zero, Putin tenta di affermare che è là con i soldati per difendere le minoranze, ma anche da parte russa gli ebrei non godono certo di una storia tranquilla».

Eppure, in Crimea la comunità ebraica denuncia episodi di antisemitismo, fino a oggi quasi inesistenti: solo una settimana fa un uomo aveva scritto sulla porta di una sinagoga “Uccidiamo gli ebrei”.

E per il prossimo futuro cresce la paura che il rafforzamento dei partiti ultranazionalisti -Svoboda e il neonazista Yarosh – possano riaccendere un antisemitismo che ultimamente sembrava sopito.