Diamanti ebraici a Dubai

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Mentre gli israeliani e gli arabi vengono fuori dalla guerra in Libano, un mercato di diamanti in pieno boom con questo paese arabo – lontano 2100 chilometri – è la prova concreta che nonostante le tensioni nella regione alcuni legami arabo-israeliani sono tutt’altro che interrotti.

La Borsa Diamanti del Dubai (DDE) nata due anni fa ha immesso di prepotenza l’emirato nel mercato globale dei diamanti dominato dagli operatori ebrei. E ciò comporta inevitabilmente collegamenti con Israele, che è un altro centro mondiale del settore.

Tra i due paesi scorrono diamanti e simpatia. Anche se, almeno ufficialmente, gli emirati ancora applicano alcuni punti del boicottaggio della Lega Araba, benché molte restrizioni siano state abolite da tempo: non ci sono voli diretti fra Israele e il Dubai e difficilmente viaggiatori con passaporto israeliano possono entrare.

Trattati di pace infatti esistono solo con l’Egitto e con la Giordania, e nel Golfo gli Emirati sono un’eccezione in quanto l’unico paese arabo che permetta ai commercianti di diamanti ebrei di venire e commerciare liberamente, purché non con passaporto israeliano. Sempre nel Golfo, anche il Qatar, da quando nel 1996 Peres aprì una missione commerciale, mantiene legami ‘di basso profilo’ con Israele.

Il DDE che è la prima borsa diamanti del mondo arabo, vuole farsi strada nel mercato del Golfo, ancora largamente inesplorato ma affamato di preziosi, che è il terzo a livello mondiale. Pertanto le transazioni commerciali senza tasse hanno convinto molti operatori ad associarsi, compresi ebrei americani, belgi, indiani, e anche israeliani con doppia nazionalità.

E la borsa dei diamanti di New York, ampiamente rappresentata da ebrei, ha accolto con grandi festeggiamenti il vicepresidente della Borsa del Dubai.

L’anno scorso gli emirati sono balzati al quinto posto nell’importazione di diamanti dal Belgio (che tratta l’80% dei diamanti grezzi del mondo), preceduti solo da Stati Uniti, Hong Kong, Israele e Svizzera.