La bandiera di Hezbollah e partite di droga (Israel 7 News)

Dall’Iran al Venezuela: Hezbollah sotto accusa in un nuovo disegno di legge americano

Mondo

di Davide Cucciati
Il testo  del ddl bipartisan prevede che il Segretario di Stato possa designare come “santuari terroristici” i numerosi Paesi o le aree che offrono protezione o sostegno alle attività di Hezbollah e che il governo Usa potrà imporre sanzioni individuali a funzionari o attori economici che collaborino con l’organizzazione.

 

Hezbollah opera ormai su scala globale, intrecciando alleanze politiche, traffici illeciti e strategie militari. Il suo radicamento in America Latina non è un fenomeno recente né marginale: da anni l’organizzazione sciita consolida reti logistiche, finanziarie e operative in vari Paesi dell’area. Alla luce di questi legami sempre più consolidati, il 4 marzo 2025 è stato presentato negli Stati Uniti un disegno di legge bipartisan, il No Hezbollah in Our Hemisphere Act, promosso dai senatori Jacky Rosen (Democratica) e John Curtis (Repubblicano), volto a contrastare l’influenza del gruppo nel continente.

Secondo Rosen e Curtis, solo Argentina, Colombia, Guatemala, Honduras e Paraguay hanno finora designato Hezbollah come organizzazione terroristica; la sua presenza risulta documentata in Perù, Cile, Colombia e nell’area dei tre confini tra Argentina, Brasile e Paraguay. Tra i Paesi latinoamericani coinvolti in queste dinamiche, il Venezuela occupa una posizione centrale. Nella proposta di legge americana, il regime di Maduro viene definito “la base operativa avanzata dell’Iran in America Latina”.

Il testo prevede che il Segretario di Stato, in coordinamento con le agenzie di intelligence statunitensi, possa designare come “santuari terroristici” i Paesi o le aree che offrono protezione o sostegno alle attività di Hezbollah. Il governo statunitense potrà imporre sanzioni individuali, inclusa la revoca dei visti e delle autorizzazioni di viaggio, a funzionari o attori economici che collaborino con l’organizzazione. Il presidente potrà concedere deroghe solo per motivi di sicurezza nazionale o obblighi internazionali, ma dovrà notificarle al Congresso entro 30 giorni e avranno validità limitata. A livello diplomatico, ai governi latinoamericani sarà richiesto di designare Hezbollah come gruppo terroristico. Il disegno di legge è stato elogiato dall’American Jewish Committee che ha definito la presenza di Hezbollah nella regione una minaccia concreta per le comunità ebraiche e per la stabilità dell’emisfero occidentale.

In questo contesto si inserisce la notizia, riportata il 16 aprile 2025 dal Times of Israel, secondo cui circa 400 comandanti operativi di Hezbollah e le loro famiglie avrebbero recentemente lasciato il Libano per stabilirsi in Venezuela, Ecuador, Colombia e Brasile. La notizia, attribuita a una fonte dell’ambasciata argentina in Libano, conferma e aggrava le preoccupazioni già espresse nella proposta legislativa americana, rafforzando l’ipotesi di un’espansione operativa pianificata nel continente.

Ostacolata sotto Obama l’indagine per smantellare i traffici di Hezbollah 

Il legame tra Hezbollah e l’America Latina non è nuovo. Già nel 2017, un’inchiesta di Politico Magazine firmata da Josh Meyer, intitolata “The secret backstory of how Obama let Hezbollah off the hook”, ha sostenuto che l’amministrazione Obama avrebbe rallentato o ostacolato l’operazione “Project Cassandra”, una vasta indagine condotta dalla DEA per smantellare le attività di traffico di droga e riciclaggio di denaro attribuite a Hezbollah. Politico riporta che questi rallentamenti sarebbero stati motivati dalla volontà di non compromettere l’accordo sul nucleare con l’Iran, principale sponsor del gruppo sciita. L’ipotesi che il negoziato con Teheran potesse aver avuto un’influenza diretta sulla gestione delle inchieste è rimasta al centro di numerosi dibattiti, ma non ha trovato un riconoscimento unanime da parte della comunità politica o giornalistica statunitense.

Sempre secondo l’inchiesta di Politico, l’operazione Project Cassandra avrebbe individuato una rete internazionale che generava enormi profitti attraverso traffico di cocaina, riciclaggio di denaro e altre attività criminali. Hezbollah avrebbe raccolto, così, fino a un miliardo di dollari. Una delle componenti più redditizie di questa rete sarebbe stata quella guidata da Ayman Saied Joumaa, cittadino colombiano-libanese ritenuto vicino sia a Hezbollah sia al cartello dei Los Zetas. La sola rete di Joumaa avrebbe riciclato fino a 200 milioni di dollari al mese, movimentando i fondi attraverso circa 300 concessionarie di auto usate: le auto venivano acquistate negli Stati Uniti con denaro del narcotraffico, spedite in Benin, sulla costa occidentale dell’Africa, e i proventi tornavano in Libano tramite circuiti finanziari non tracciabili. Tra le figure centrali identificate dall’indagine compariva anche Chekri Mahmoud Harb, soprannominato “Taliban”, coordinatore di spedizioni di cocaina dal Sud America verso Europa e Medio Oriente. In base alle ricostruzioni della DEA, Harb avrebbe versato una quota dei profitti direttamente a Hezbollah. Era la combinazione di questi flussi, su scala intercontinentale, a sostenere finanziariamente le attività militari e logistiche dell’organizzazione sciita.

L’inchiesta di Politico su “Project Cassandra” ha suscitato reazioni contrastanti. Secondo quanto riportato da Business Insider, alcuni ex funzionari dell’amministrazione Obama hanno negato che ci siano state interferenze politiche deliberate volte a proteggere Hezbollah, sostenendo che le indagini siano proseguite normalmente e che eventuali rallentamenti fossero dovuti a motivi operativi, come la mancanza di prove univoche o le difficoltà di coordinamento tra le agenzie federali.​

I traffici di droga di Hezbollah anche in Europa

Al di là delle polemiche politiche e giornalistiche sorte intorno al Project Cassandra, l’associazione tra Hezbollah e i traffici internazionali di droga ha trovato riscontro anche in episodi documentati su suolo europeo. Un caso particolarmente rilevante risale al 1º luglio 2020, quando le autorità italiane annunciarono il sequestro di oltre 84 milioni di pasticche di Captagon nel porto di Salerno, per un peso complessivo di circa 14 tonnellate e un valore stimato superiore a 1 miliardo di euro. Inizialmente, il carico fu attribuito all’ISIS, ma secondo Foreign Policy, è più probabile che la produzione e il traffico fossero orchestrati dal regime siriano di Bashar al-Assad con il supporto tecnico di Hezbollah.

Anche secondo un’inchiesta di Le Monde, Hezbollah avrebbe costruito un sistema finanziario parallelo che collega il traffico di droga in America Latina con il finanziamento delle sue operazioni in Medio Oriente. La cocaina prodotta in Sud America verrebbe trasportata attraverso l’Africa occidentale, dove viene venduta, e i proventi in contanti trasferiti a Beirut tramite uffici di cambio e banche locali. Tali fondi servirebbero a finanziare l’acquisto di armi e le attività militari del gruppo sciita in Siria e Libano. Anche in quest’inchiesta si cita la regione della triplice frontiera, tra Paraguay, Argentina e Brasile, che rappresenterebbe un nodo centrale di queste attività, grazie alla presenza di comunità libanesi ben radicate e alla collaborazione con reti criminali locali. Le Monde riferisce inoltre che, in quartieri a forte presenza sciita come Marcory ad Abidjan in Costa d’Avorio, parte della diaspora libanese contribuirebbe all’impegno bellico di Hezbollah tramite una “zakat” definita come “tassa informale”, distinta dalla tradizionale elemosina religiosa islamica e che si affiancherebbe a pratiche consolidate come il traffico di droga, diamanti e armi.

L’economia parallela costruita da Hezbollah non si limita però a quanto descritto. Anche sul territorio libanese, in particolare nella Valle della Beqa, l’organizzazione avrebbe sviluppato forme di finanziamento attraverso il commercio di hashish, secondo quanto riportato da Foreign Policy e Arab News. Tali attività, sebbene locali, seguono logiche simili a quelle adottate nei traffici latinoamericani: tassazione informale delle coltivazioni, controllo del territorio e reinvestimento dei proventi. Non esistono prove dirette di un coinvolgimento nella distribuzione internazionale di marijuana, ma l’approccio replicato su scala globale evidenzia la capacità di Hezbollah di monetizzare ogni risorsa disponibile.

Hezbollah opera senza confini e la risposta statunitense si sta organizzando. Resta da vedere se sarà tempestiva, efficace e, soprattutto, condivisa anche dai governi dell’America centrale e meridionale.