Audrey Azoulay

Le sfide di Azoulay all’Unesco: cambiare direzione alla politica verso Israele

Mondo

di Paolo Castellano

L’elezione di Audrey Azoulay – una donna ebrea – come nuovo capo dell’Unesco è stata accolta con soddisfazione da molti rappresentanti israeliani. Rimane però il fatto che sia stato messo in atto un piccolo accorgimento per convincere il governo israeliano a non seguire le orme degli Stati Uniti, che hanno abbandonato l’organizzazione a causa dei “pregiudizi anti-israeliani”.

Come riporta Ynet News, Azoulay – con un passato da ministro francese alla Cultura ed ebrea marocchina d’origine, ha preso il controllo dell’UNESCO dopo aver battuto con grande sorpresa il candidato qatariota Hamad bin Abdulaziz al-Kawari durante le ultime elezioni.

«Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha chiesto al ministro degli Esteri di preparare il ritiro dall’organizzazione, e ciò avverrà nonostante l’elezione del nuovo rappresentante», ha commentato Carmel Shama-Hacohen, ambasciatore israeliano all’UNESCO.

«La posizione di Israele sull’organizzazione è determinata da ciò che è accaduto di recente, specialmente riguardo alle decisioni anti-israeliane e anti-ebraiche adottate dall’organizzazione negli ultimi anni», egli ha spiegato.

Azoulay dovrà ripristinare la fiducia degli Stati Uniti nei confronti dell’UNESCO e riorganizzare di un nuovo budget dell’ente culturale internazionale, che ultimamente ha subito un duro colpo a causa della riduzione del contributo economico degli Stati Uniti dopo l’entrata dell’Autorità palestinese nel consiglio dell’UNESCO.

«È davvero sorprendente», l’ambasciatore Shama-Hacohen ha dichiarato, commentando l’elezione dell’Azoulay. «Il suo compito, che non è affatto semplice, è quello di cambiare la direzione dell’UNESCO, specialmente gli atteggiamenti verso Israele. Noi speriamo nel suo successo».

Ma l’elezione di Azoulay, o il ritiro degli Stati Uniti, non cambieranno automaticamente le attività dell’organizzazione o i suoi pregiudizi ideologici.

«Ora abbiamo una bella gatta da pelare, non dobbiamo fermarci», l’ambasciatore ha aggiunto. «La pressione esercitata dal ritiro degli Stati Uniti dall’UNESCO equivale a una campagna degli USA e di Israele che potrebbe influenzare le sedute di voto».

«Il ritiro degli Stati Uniti è stato un colpo tremendo. Ha lasciato a bocca aperta l’intera organizzazione. Tutte le campagne mondiali che abbiamo fatto, condotte soprattutto dal primo ministro israeliano, alla fine hanno influenzato la decisione americana, con tutte le implicazioni che questo comporta».

«Senza gli Stati Uniti, l’UNESCO è come la Champions League senza le squadre inglesi e spagnole. I rappresentanti dei vari paesi devono riaccogliere gli Stati Uniti nel consiglio dell’organizzazione, soprattutto per il budget. Gli Stati Uniti però non possono essere ripresi indietro senza una reale riforma che sradichi l’ideologia profondamente anti-israeliana insita nell’UNESCO. La nostra campagna è sulla giusta strada».

Il 15 ottobre durante una riunione di gabinetto, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha commentato la decisione di lasciare l’UNESCO, esprimendo dei dubbi sui recenti cambiamenti   dell’organizzazione delle Nazioni Unite.

«La scorsa settimana ho chiesto al ministro degli Esteri di preparare il ritiro di Israele dall’UNESCO, che è diventata una piattaforma deludente, anti-israeliana e soprattutto, dopo alcune decisioni, antisemita», egli ha detto. «Noi speriamo che l’organizzazione cambi le sue intenzioni ma non ci facciamo illusioni; perciò, la mia direttiva di lasciare l’organizzazione rimane e ci muoveremo in questa direzione».