Il 29 gennaio scorso, in occasione del Giorno della Memoria, la sezione ANPI di Paderno Dugnano aveva organizzato una conferenza a Nova Milanese, dal titolo “Per non dimenticare”. Vario il programma della giornata: la presentazione del libro di Laura Tussi, esponente Anpi di Paderno, “Educazione e pace. Dalla Shoah al dialogo interculturale”; la proiezionedi un documentario sul lager di Natzweiler-Struthof di Daniele Marzotta; e poi gli interventi di Mario Petazzini, esponente dell’Anpi di Paderno Dugnano, dell’ex partigiano Emilio Bacio Capuzzo e infine dell’ex staffetta partigiana Anika Schiffer.
Doveva essere un incontro come tanti di quelli organizzati in quei giorni in tutta Italia.
Le cose tuttavia non sono andate così. Mario Petazzini ha trasformato un incontro dedicato alla memoria della Shoah, in un dibattito sull’attualità politica: ha paragonato le stragi naziste a quelle di cui tutti noi siamo testimoni diretti: la ex- Jugoslavia, il Rwanda, la Cambogia, la Palestina. A proposito di quest’ultima Petazzini si è spinto fino a dire che Gaza oggi è come Auschwitz. Un paragone non nuovo da parte di chi si schiera su posizioni di estrema sinistra e vetero comuniste, ma che ha suscitato fra i presenti alla conferenza cori di protesta e inviti a ritrattare; alcune persona hanno anche lasciato la sala.
Ma la condanna di Israele da parte di Petazzini si è manifestata anche in maniera più spiacevole, se possibile: ha bruscamente interrotto l’intervento di Anika Schiffer, figlia di un deportato morto ad Auschwitz, mentre cercava di spiegare cosa rappresenti oggi per gli ebrei nel mondo lo Stato di Israele. La Schiffer è riuscita a dire solo qualche frase, interrotta in continuazione da Petazzini e da altri due esponenti dell’Anpi di Paderno, che non gradivano quel discorso. Dopodichè il microfono della Schiffer è stato spento e la conferenza dichiarata chiusa.
Tutta questa vicenda è stata dettagliatamente raccontata e diffusa alla stampa dal figlio di Anika Schiffer, Roberto Cavallo, il quale ha anche chiesto all’ANPI spiegazioni sul comportamento di Petazzini, ponendo contestualmente anche una serie di domande: “La posizione ufficiale dell’Anpi è che è vietato parlare di Israele nelle conferenze da voi organizzate? Anche a quelle in teoria organizzate per ricordare la Shoah? Pensate che Gaza e Auschwitz siano la stessa cosa, come i peggiori negazionisti e gli esponenti dell’estrema destra neonazista? Ritenete che Ahmadinejad faccia bene a procurasi armi nucleari?”
La risposta del Comitato Provinciale Anpi è giunta il 1 febbraio attraverso un comunicato stampa in cui, senza rispondere nel dettaglio alle domande di Roberto Cavallo, si condanna e si dissocia dalle posizione espresse dal Petazzini: “L’ANPI Provinciale di Milano esprime la propria indignazione e la propria ferma condanna per quanto accaduto domenica 29 Gennaio 2012 a Nova Milanese, in occasione dell’iniziativa per il Giorno della Memoria. Un rappresentante dell’ANPI di Paderno Dugnano nel suo intervento si è spinto a paragonare la tragedia del campo di sterminio di Auschwitz con altri gravi drammi della società contemporanea, senza nessuna contestualizzazione di carattere storico. L’ANPI Provinciale di Milano nel dissociarsi con forza dalle posizioni personali espresse dall’esponente dell’ANPI di Paderno Dugnano, vuole ricordare che le tragedie della Shoah e della deportazione nei lager tedeschi hanno costituito la pagina più drammatica della storia del Novecento, dovute all’avvento e alla diffusione in Europa del nazifascismo.”
Petazzini si è sua volta difeso nel corso di un’intervista a “Il Giornale” dello scorso 7 aprile: “Ma è vero che ha impedito alla signora di finire il suo intervento? «É successo semplicemente che ho spento il microfono e poi non siamo più riusciti a riaccenderlo”…
A proposito di questa vicenda, dell’intervento “riparatore” dell’ANPI, dell’intervista di Petazzini, è interessante leggere anche l’opinione di Ugo Volli, dalle pagine di Informazione Corretta. Volli infatti va oltre il caso singolo di Mario Petazzini e pone un problema che va più a fondo, che investe il ruolo e la funzione oggi dell’associazione dei partigiani. L’argomentazione di Volli è ampia ma la conclusione è netta e ben chiara: “Il problema non è lui [Petazzini] scrive Volli. “Il problema è che vi è un’associazione, l’Anpi, che lo accoglie come fosse un partigiano… Bisogna chiedere con fermezza a quei signori non partigiani che gestiscono un’associazione che si definisce dei partigiani d’Italia di farsi da parte, di sciogliere la loro associazione per fine biologica, di riconoscere che non possono impadronirsi di un’identità che non hanno, senza diventare un falso storico, pericoloso come tutte le menzogne.”
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