Museo del Ghetto di Venezia, il progetto va verso la fine dei lavori

Italia

di Redazione
L’ambizioso progetto di restauro del complesso museale diffuso dello storico Ghetto di Venezia ha raggiunto uno stato avanzato, compiendo passi fondamentali, fra cui il completamento dei lavori alla Scola Italiana, e potrà con buona probabilità giungere a completa conclusione entro i tempi previsti della fine lavori fra circa 18 mesi. Importanti parti di edifici e spazi sono già stati restaurati per accogliere e per parlare della storia degli ebrei nella città lagunare ai visitatori di quello che sarà uno dei musei ebraici più noti e significativi al mondo.

Bet Magazine ha incontrato il regista dei lavori e responsabile della raccolta di fondi che ha reso possibile l’impresa, lo storico dell’arte David Landau: “Finora i lavori sono andati benissimo – introduce il professore -. Avevamo perso tempo all’inizio a causa della pandemia, ma l’abbiamo recuperato tutto e adesso siamo nei tempi e nel budget. A Venezia si fa molto presto a eccedere dal budget, a volte basta aprire una parente e si scopre di tutto. Sono in particolare terminati i lavori alla Sinagoga Italiana, che è completamente restaurata ed è bellissima – sottolinea -. È del tutto utilizzabile, a parte il fatto che l’accesso è difficile perché bisogna attraversare una scala condominiale e stiamo cercando di trovare un modo per evitarla. La Scola Canton, che è una delle altre sinagoghe del Ghetto, invece, non ha bisogno di grandi restauri perché è già stata restaurata molto bene dal World Monuments Fund anni fa. Abbiamo solo bisogno di cambiarvi le tende, ma non ci sono grandi lavori strutturali da fare”. Sarà sottoposta a un semplice restauro che prevede la pulizia dell’apparato decorativo esistente e un adeguamento impiantistico per renderla conforme agli standard attuali.

Tutte le facciate del complesso museale, per le quali è stato ottenuto il bonus fiscale dedicato, sono state completamente restaurate. L’installazione di ponteggi esterni ha inoltre permesso il consolidamento e il restauro di tutte le coperture. “Non abbiamo mai avuto brutte sorprese, anzi, qualche bella sorpresa – prosegue David Landau -. Per esempio, il pavimento della Scola Italiana: sembrava il pavimento di una pizzeria, in linoleum, probabilmente messo negli anni ’70; abbiamo voluto assolutamente toglierlo, così da sotto è saltato fuori, come speravano, il pavimento originale che era per il 90% abbastanza integro e che abbiamo poi restaurato”.

La Scola Tedesca e l’alloggio tipico del Ghetto del 1500

Gli edifici che necessitano di grandi lavori sono invece la Scola Tedesca (nella foto in alto), che è la prima sinagoga costruita nel 1528, e la zona tra le sinagoghe che tornerà a essere parte del museo ebraico. “Adesso ci stiamo concentrando su tutto lo stabile della Sinagoga Tedesca – spiega infatti David Landau -; al piano terra ci saranno la caffetteria e la libreria, il bookshop, e sopra ci sarà un piano per gli uffici e poi ci ancora un piano dove abbiamo recuperato degli spazi esattamente come erano nel 1500. Qui le altezze sono molto molto basse, le travi sono a 1,75 metri, perché all’epoca si dovevano concentrare più persone possibile nello spazio che c’era. Naturalmente, non possiamo variare queste altezze, ma stiamo restaurando tutto un piano così da ricostruire e far vedere ai visitatori il modo in cui vivevano gli ebrei rifugiati a Venezia nel 1528 dalla Germania, dove erano perseguitati. Le condizioni abitative negli alloggi del ghetto erano difficili per l’altezza molto bassa dei soffitti e anche perché c’erano solo due finestre, una dal lato del canale e una dal lato della piazza, del campo, ma nel mezzo dovevano viverci moltissime persone in situazioni estreme. Stiamo anche ricostruendo una scala che da quel piano andava alla sinagoga tedesca, ce ne sono ancora tutte le tracce e la ricostruiremo più o meno dove era e com’era. All’interno della Scola Tedesca, inoltre, il soffitto era stato ridipinto abbastanza malamente nell’Ottocento e vi abbiamo trovato parte della pittura originaria del Cinquecento e parte delle decorazioni del Settecento. Abbiamo allora abbiamo deciso di riportare alla luce e far vedere tutto quello che si può far vedere di ciò che risale al Cinquecento e, per il resto, di mantenere la decorazione del Settecento, che è molto bella. Stiamo poi restaurando tutta la parte perimetrale e il pavimento, che è conciato male. Abbiamo in particolare spostato la Bimah (la parte su cui si stava l’officiante) nel punto dove era originariamente, come si vede proprio dalla decorazione del pavimento, cioè nel centro dell’area. Nel Settecento era stata spostata verso le finestre che danno sul campo, oscurando le due delle cinque presenti, che riapriremo. La forma tonda della Bimah è esattamente quella originale. Si tratta di grandi cambiamenti che riporteranno la sinagoga alla sua bellezza e alla sua struttura originarie”.

Per eseguire questi lavori, il 14 novembre 2023 la Comunità Ebraica di Venezia ha firmato un nuovo contratto con le ditte Lares, Salmistrari e Fiel per il completamento di due edifici, fra cui la Scola Tedesca. Il contratto è stato stipulato per un importo complessivo di 2.040.808,58 euro e riguarda anche i lavori alla scala ottocentesca dell’edificio vicino, che contemplano anche un ascensore. Nel complesso, lungo il percorso museale, “ci saranno due ascensori – evidenzia – uno là e uno alla scuola Canton, perché vogliamo che tutto il museo e tutte le sinagoghe siano accessibili ai disabili”.

Si tratta in generale di un grande progetto “che sta facendo dei grandi passi avanti; speriamo che fra 18 mesi sia finito e che entro un anno gran parte del museo sia visitabile. L’unica cosa che mancherà – precisa -, per cui ci vorranno almeno 18 mesi, sarà l’accesso alla Scola Italiana attraverso un appartamento che abbiamo acquistato e che ci permetterà di andare direttamente dall’area della Scola Canton alla Scola italiana”.

Il percorso museale e la biblioteca protetta

I visitatori saranno accolti e accompagnati da un percorso espositivo ed esperienziale attraverso la storia degli ebrei a Venezia, un percorso che è stato studiato in dettaglio e che sarà di tipo cronologico. “Partirà dal 1500, cioè dal primo insediamento di ebrei tedeschi, e poi si muoverà attraverso la struttura seguendo i secoli”. In alcuni punti saranno inoltre inserite delle “esposizioni particolari, come la collezione di tessuti, che è una delle più belle collezioni di tessuti ebraici al mondo”. Saranno poi disponibili al pubblico dei focus sulle festività ebraiche, con oggetti legati alle festività principali, con particolare attenzione agli oggetti chiave, come Talled, Sefer Torah, Machazor, oltre ad approfondimenti particolari sui diversi periodi storici, fino all’emancipazione e alla Shoah.

“In questo itinerario cronologico ci saranno così dei ‘momenti di pausa’ dedicati a particolari esposizioni e collezioni – continua il professore -. Lungo il percorso si troveranno altresì una zona una zona dedicata agli argenti e una ai libri. Naturalmente, i libri sono stati fondamentali perché i libri in ebraico sono stati stampati nel 1500 a Venezia per più di 30-40 anni. Ne abbiamo una bellissima collezione, saranno posti vicino alla biblioteca, che fa parte di questo grande progetto. Poiché attualmente la struttura non è abbastanza protetta, stiamo costruendo un bunker che conterrà oltre ai libri anche dei manoscritti e dei documenti antichi della Comunità. Questa struttura li proteggerà sia dall’acqua alta, che nel 2019 è arrivata molto vicino, che dal fuoco e dal furto. Sarà una specie di bunker che verrà tenuto sempre chiuso, a meno che non lo si aprirà per far vedere qualcosa. Ricreando la biblioteca, con anche una zona di lettura per gli studiosi, siamo riusciti a progettare altresì un’area dove si potranno esporre alcuni dei tesori: per esempio, dei circa 10.000 manoscritti che abbiamo, oltre ai libri e ai documenti, il più antico risale al 1401”. I pezzi più preziosi di questo straordinario patrimonio storico, fra cui certificati di matrimonio scritti carta o pergamena, potranno essere esposti anche per periodi limitati e a rotazione.

I principali finanziatori del progetto

“Siamo partiti con l’idea di trovare 12.000.000 di euro e li abbiamo trovati; poi non sono più bastati, ma ci sono venuti in soccorso – ricorda David Landau -. I 12.000.000 di euro iniziali sono stati quasi tutti raccolti donazioni private di grandi famiglie americane o inglesi: Ronald Lauder, la famiglia Fischer-Kirsch, Shelby White e l’associazione americana Save Venice. Queste sono le quattro grandi donazioni. Ne abbiamo avute molte altre, ma queste quattro hanno contribuito per circa 10 milioni. Poi abbiamo avuto una generosa sovvenzione del Ministero della Cultura, con l’allora ministro Franceschini, di circa 1.650.000 euro, alla quale è seguito molto recentemente lo stanziamento di circa 2.500.000 di euro grazie al ministro della Cultura Sangiuliano, che è venuto a trovarci più di una volta ed è rimasto convinto dell’importanza del progetto, e che saranno in particolare dedicati all’edificio che ospita la Sinagoga Canton e la biblioteca e l’archivio della Comunità Ebraica di Venezia. Così siamo riusciti a raggiungere i circa 15 milioni di euro, che dovrebbero bastare – sottolinea -. Siamo sostanzialmente arrivati alla fine, anche se ci vorrà ancora tempo per finire i lavori, ma pensiamo di avere abbastanza soldi e un ottimo team con cui stiamo lavorando molto bene”.

Una ricchezza per Venezia e per il mondo

Una volta del tutto realizzato, il progetto incarnerà una ricchezza culturale, storica e conoscitiva per tutti. “Spero che sarà il più bel museo ebraico del mondo – conclude David Landau -, oltre che un’esperienza importante per tutti quelli che verranno a visitarlo e apprezzarlo non come un museo ‘morto’, ma come una cosa viva che racconta la storia degli ebrei a Venezia. Una storia fondamentale non solo per gli ebrei stessi e non solo per Venezia. Spero che darà un’idea di quanto vivace e creativa sia stata la presenza ebraica in città e di come si è evoluta: molti medici erano ebrei, come i filosofi e gli astrologi, e il Doge aveva sempre un ebreo come consigliere privato. Gli ebrei erano sempre molto coinvolti nella vita locale, seppur fossero discriminati: in città dovevano portare un cappello giallo e una sciarpa gialla e non potevano uscire dal ghetto la notte, a parte i medici, ma, nonostante le discriminazioni, per secoli sono stati molto rispettati a Venezia”.